
La tentazione sarebbe quella di celebrare un novello Indiana Jones. Solo sette anni e già capace di sopravvivere e proteggersi nei boschi per sei giorni interi. In precedenza i genitori lo avevano abbandonato sul ciglio del bosco per punirlo del fatto che lo avevano sorpreso a tirare sassi sulle auto in transito. E’ il lieto fine di una vicenda che dal Giappone ha fatto il giro del mondo e che ora, giacché è solo un bambino, merita di essere scordata, perché ancora per qualche anno la vita del bambino e non quella del survivor dovrà fare. Penso all’errore, ma anche all’angoscia vissuta dai genitori. Un po’ me la immagino perché anch’io a quell’età, una sera a Vienna, venni messo di fronte alla scelta di “andare nell’angolino” davanti a tutti nel ristorante o tornare da solo in albergo. Lontano e senza sapere una parola in tedesco. Reagii d’orgoglio e in men che non si dica mi gettai tra le vie senza che mio padre fosse in grado di capire la direzione presa. Mi ritrovò sulla soglia dell’albergo quaranta minuti dopo e mai più propose una punizione del genere a me o i miei fratelli. Che dire? Ai bambini si accompagna spesso la buona sorte, ai genitori la coscienza; va da sé comprendere qual è la compagnia più impegnativa.