Ue elitaria e poco attenta al sociale: dopo la Brexit si è scoperta ancora più fragile
ROMA – L’Unione europea, da tempo, è in crisi non solo economica ma anche di valori e ora si scopre più fragile. Il voto popolare che ha decretato l’uscita della Gran Bretagna dai 28 Stati membri è un segnale inequivocabile che gli equilibri comunitari che hanno resistito per decenni si sono ormai spezzati. Se in maniera irrimediabile è ancora presto per dirlo ma intanto la Brexit ha provocato uno scossone a tutto il panorama politico e sociale europeo imponendo a Bruxelles un ripensamento del proprio essere. Ma come si è arrivati a questa situazione? Ad influire sono stati avvenimenti precisi. I principali sono la crisi economica e la successiva gestione dei risanamenti dei Paesi sull’orlo del baratro (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) a cui negli ultimi mesi si è aggiunta la questione, tuttora irrisolta, della gestione dei flussi migratori. Come evidenzia l’ultima analisi Swg sull’uscita di Londra, la disaffezione degli europei nei confronti dell’Unione ha, però, anche altri motivi di carattere valoriale. «L’Unione europea non più vissuta come un’esperienza propulsiva, capace di generare una sinergia tra popoli, uniti in una condivisione di destino – afferma l’istituto nel suo dossier -. In questi anni ha assunto una duplice identità: da un lato è diventata lontana matrigna per quei segmenti della popolazione esclusi dalla modernizzazione. Dall’altro ha cambiato la propria matrice cultural-valoriale: da espressione dei popoli, dall’impulso a condividere un destino di pace, sviluppo e armonia, è divenuta espressione politica delle identità, delle aspirazioni e degli interessi delle élite». Sembrano essere tre le linee di azione portate avanti dalla Ue che non sono piaciute ai cittadini europei, portandoli ad amarla sempre meno. In cima alla lista c’è il salvataggio delle banche a scapito di interventi per ridurre le diseguaglianze sociali. Segue un altro aspetto dhe ha caratterizzato le scelte economiche comunitarie, con «il volto sordo, vincolistico e regolamentare di troike e burocrazie senza alcuna proposta in termini di nuove tutele e di innovative politiche di welfare». Infine a non convincere è stato anche il modello di governance con gli Stati che si sono rivelati incapaci «di costruire una nuova identità condivisa, una strategia nello scacchiere mondiale e un governo unitario del continente».
Sicurezza e lavoro le priorità Un maggior interventismo dell’Unione europea in materia di lotta al terrorismo, contrasto alla disoccupazione ed evasione fiscale, ma anche un Unione europea che faccia di più per risolvere la crisi dei migranti, per proteggere le proprie frontiere esterne e per la tutela dell’ambiente. Queste le risposte degli intervistati in un sondaggio speciale dell’Eurobarometro pubblicato ieri dal Parlamento Europeo. Ai cittadini è stato chiesto se fossero favorevoli o contrari a nuovi interventi da parte dell’Ue in quindici aree tematiche. Secondo il campione di 28 mila persone che ha preso parte al sondaggio, le priorità in questo momento sono la lotta al terrorismo (82%) e il contrasto alla disoccupazione (77%).