Paradossi. I primi cristiani veicolarono le loro idee lungo le consolari romane. Perché stupirsi se oggi i jihadisti, o sedicenti tali, utilizzano le infrastrutture digitali – le attuali consolari del mondo globale – per veicolare le loro?
Probabile credere che ciò costringerà a dare ulteriori regole, asseverazioni e trasparenza a strumenti che si sono sviluppati proprio perché essendo nuovi nascevano fuori dalle regole. E che le multinazionali delle TLC sono in aperta competizione con i vari governi per mantenere terreno brado alle legificazioni. Si potrebbe dire che è il segno dei tempi.
Internet in effetti al nuovo terrorismo serve, per gestire la rete organizzata ma anche e forse soprattutto per dialogare con i cosiddetti cani sciolti. La lotta a questo terrorismo non è, e non sarà, affatto facile.
Non soltanto perché passerà come si è visto dentro gli apparati della comunicazione social, ma soprattutto perché oltre all’intelligence richiederà un grande sforzo di presenza di uomini e mezzi sul territorio e non solo a presidio degli obiettivi sensibili, perché per i “cani sciolti” ogni occasione può diventare l’obiettivo giusto.
Intanto, il quesito è se avremo a disposizione le risorse pubbliche per reggere un tale sforzo? Inoltre, prima o poi qualcuno dirà – e probabilmente così sarà deciso – che è molto meglio non dare notizia di attentati, morti, rivendicazioni. Insomma di non amplificare per ridurre le emulazioni.
Igor Zambesi