Penalizzata fortemente la produzione italiana
Con il prezzo così stracciato, al prodotto di prima necessità, si è dato uno schiaffo non solo morale. Chi mantiene alto il nome di Agricoltura, sinonimo di appartenenza e patrimonio regionale in questa bella Italia dai mille colori gastronomici, è il più danneggiato. E la Coldiretti sulla difesa del prezzo del grano ci va duro: “Un fronte aperto, anzi apertissimo quello sul prezzo del grano alla produzione dove continuano a giungere pessime notizie.
Molinaro, il presidente di Coldiretti Calabria; chiede uno scatto di orgoglio a panificatori e pastifici artigianali per salvare il grano calabrese
“Ormai non è solo un lamento – dichiara il Presidente di Coldiretti Calabria Pietro Molinaro – sul prodotto agricolo si sta abbattendo una vera e propria speculazione di potenti lobbie che sta mettendo letteralmente in ginocchio i produttori e naturalmente sta creando disaffezione agli investimenti con l’abbandono di aree vocate e sicuri problemi di desertificazione e rischio idrogeologico perché non si copre nemmeno il costo di produzione. In un colpo solo – prosegue Molinaro – si rischia di “mandare in soffitta” circa 25mila ettari oggi in Calabria coltivati a grano duro, che è la base di prodotti principe della dieta mediterranea quali pasta e pane”. Se il prezzo del grano scende a 16 euro al quintale, l’equivalente di un taglio di capelli – afferma con malcelata ironia- gli unici a non accorgersi del crollo sono i consumatori e i pastifici e panifici artigianali che utilizzano prevalentemente grano “Made in Italy” che invece vedono salire il costo dei prodotti e della farina. Insomma, i ricchi speculatori diventano sempre più ricchi e i poveri produttori ci rimettono l’osso del collo. “È indispensabile il coinvolgimento dei cittadini – consumatori nella politica di sicurezza alimentare, garantendo il monitoraggio e la trasparenza in tutta la filiera alimentare e il maggior grado possibile di riconoscibilità delle caratteristiche essenziali dei prodotti, al fine di consentire loro di effettuare delle scelte di acquisto pienamente consapevoli basate su una completa informazione in merito alle caratteristiche di ciò che mangiano”. Oggi – continua – il prezzo medio di un chilogrammo di pasta moltiplica 8 volte dal campo allo scaffale con una tendenza invertita per grano e pasta dal 2007 ad oggi. Prezzi aumentati del 68% per la pasta, passata da euro 1,1 del 2007 ad euro 1,85 al chilogrammo del 2016, contro le quotazioni del grano crollate di oltre il 40 percento da 26 euro al quintale del 2015 a 16- euro al quintale di oggi. “Per fare un chilo di pasta –spiega ai consumatori il Presidente di Coldiretti Calabria, serve 1,3 Kg di grano. Ciò significa che per ogni pacco di pasta acquistato al costo di euro 1,85, solo euro 0,23 servono a remunerare il prodotto agricolo.
Il prezzo del grano crolla e i cittadini consumatori non hanno benefici economici
Un’inaccettabile remunerazione del prodotto locale che è collegata all’import non stop di grano dall’estero che continua ad orologeria ad invadere quotidianamente i porti e molto spesso, come peraltro è stato smascherato, con grano di pessima qualità e senza controlli sulla salubrità del prodotto. L’ iniziativa incessante che Coldiretti porta avanti ormai da tempo è quella, anche per pasta, pane e prodotti da forno, dell’etichettatura obbligatoria che informi sulla provenienza geografica, sulla qualità e salubrità del cibo. Sarebbe un bel segnale – conclude – se per spezzare questo circuito diabolico, e mantenere la filiera produttiva, panifici e pastifici artigianali, quando acquistano la farina, peraltro a caro prezzo, chiedessero l’origine del grano. Sono convinto che i consumatori apprezzerebbero di più il prodotto alimentare.
L’agroindustria è un settore trainante del Made in Italy
Il problema del costo alla produzione secondo alcuni dati non appartiene solo alla Calabria, il made in Italy sta subendo un declino a causa di un’importazione spietata e incontrollata. E, c’è da aggiungere, data la situazione scandalosa, che i costi alla realizzazione dalla manodopera ai costi di gestione, gasolio e tanto altro ormai alle stelle non interessano ai governanti e se si non pone rimedio per dare il giusto valore al mercato cerealicolo italiano, indotto importante della filiera gastronomica italiana, il PIL sarà un’utopia!
Ada Cosco