Il film di Aronadio sarà alla Mostra del Cinema. Parla il protagonista: «Tutti si smarriscono ma non è un male»
ROMA – Una commedia sul senso di smarrimento, un piccolo film dai toni grotteschi, girato in bianco e nero e destinato a diventare un cult. Stiamo parlando di “Orecchie” diretto da Alessandro Aronadio, che sarà presentato in anteprima l’1 settembre alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Biennale College. Protagonista del film è Daniele Parisi, al suo esordio al cinema, che si sveglia una mattina con un fastidioso fischio alle orecchie. Un biglietto sul frigo recita: “È morto il tuo amico Luigi. P.S. Mi sono presa la macchina”. Il vero problema è che non si ricorda chi sia, questo Luigi. Inizia così una tragicomica giornata romana alla scoperta della follia del mondo.
Come definirebbe questa sua prima esperienza cinematografica?
A dire il vero mi sono divertito parecchio. Sul set c’era un’estrema concentrazione e allo stesso tempo una grande serenità. Questo ha creato le condizioni ottimali per giocare con il testo e mettersi in ascolto con gli altri attori. A ogni ciak c’era la possibilità di andare a fondo, di trovare qualcosa di diverso, di nuovo. Ci siamo divertiti a sperimentare, a giocare, dunque, ma con grande serietà.
È una commedia sul senso di smarrimento: si è mai sentito smarrito nella vita?
Succede a tutti, ameno una volta nella vita, di perdersi. Il che non è sempre un male. Quando ci si smarrisce si ha il privilegio di mettersi alla ricerca di altre possibilità, tentare strade nuove. È un porsi in maniera critica nei confronti dell’esistenza. A volte scombinare le carte può aiutare a ribaltare il punto di vista. La crisi è il presupposto migliore per fare un passo in avanti e superare se stessi. Farsi lo sgambetto sul più bello, a volte, è necessario.
Nel cast ci sono attori del calibro di Rocco Papaleo, Piera Degli Esposti e Milena Vukotic e Pamela Villoresi. Come è stato lavorare con loro?
Sono dei mostri sacri, c’è poco da dire, da loro non potevo che imparare. Del loro lavoro, oltre all’esperienza, mi ha impressionato l’adesione al testo con semplicità e concretezza, un abbandono che non perdeva mai di vista la struttura, dettato da una tecnica sopraffina e un ascolto allenatissimo.
Il fischio alle orecchie del film come lo rappresenterebbe nella vita reale, cos’è per il lei?
È lo stridìo che si avverte quando due visioni del mondo entrano in contatto e non riescono a dialogare. Non c’è dialettica. Sono due bisogni diversi che sembrano essere inconciliabili. Mi piace pensare che sia il rumore della contraddizione.
Ma Luigi chi è?
Mi limito a dire ciò che appare nel trailer per evitare qualsiasi svelamento circa la trama del film. Luigi è un amico del protagonista, e la notizia della sua morte ci viene rivelata da un bigliettino appeso sul frigorifero lasciato dalla fidanzata di lui. Il fatto è che il protagonista non si ricorda di avere un amico di nome Luigi e questo problema si somma alla questione del fischio alle orecchie …
Cosa vuol dire andare a Venezia con un film da protagonista?
È una grande responsabilità. È la prima volta che faccio un film da protagonista, ed è la prima volta che vado al Festival del Cinema di Venezia, ammetto di essere un po’ teso..
Progetti futuri?
Sto scrivendo il mio nuovo spettacolo teatrale. Conto di debuttare con questo entro il 2017 e continuare a girare con gli altri tre in repertorio.