Non lasciamoli rimanere da soli
Una catastrofe in replica a distanza di quattro secoli rischia di spopolare l’alto bacino del Tronto
Amatrice che, in un secolo, aveva perso tre quarti dei propri abitanti, ora è preda della devastazione e sono poche le vestigia ancora in piedi di una storia onorata. Così è per Accumuli, Pescara e Arquata del Tronto, posti ai margini del versante più magico dei monti della Sibilla.
La prima e la seconda scossa, nel pieno della notte, hanno sorpreso e fatto vittime fra chi non ha avuto la prontezza di cercare riparo all’aperto o è stato preda del panico. Paura che si è estesa all’Umbria, dove i danni sono minori, ma dove le ferite passate sono ancora fresche e dove si ha certezza che al primo evento tellurico, generalmente ne seguono decine di successivi.
Fra interruzioni di strade e comunicazioni intasate la consapevolezza è che ora l’empatia e la voglia di aiutare debbano lasciare spazio alle sole iniziative organizzate, capaci di rendersi efficaci in quella zona scoscesa, dove tutti i danni e le vittime si registrano ad altimetrie superiori ai settecento metri sul mare.
I primi appelli chiedono di togliere le password wi-fi agli apparati funzionanti e di andare a donare sangue, di cui in estate c’è sempre maggior bisogno.
E poi c’è l’obbligo di star loro accanto nei mesi che verranno dopo questa catastrofe, quelli delle scelte, dell’isolamento, della disperazione, della ricostruzione; stare accanto a fratelli in lutto che probabilmente hanno perso tutto e devono ricominciare.