Dai terremoti alle alluvioni: l’Italia è un Paese a rischio. Sviluppare la cultura della resilienza è il primo passo
Il disastroso terremoto che ha colpito il Centro Italia con le tre scosse registrate nel Reatino e in provincia di Perugia porta ancora una volta sotto i riflettori il tema della prevenzione.
Uno dei concetti attorno a cui ruota il “prima” dell’evento calamitoso è quello della resilienza, termine con il quale si indica una “cultura della prevenzione” messa in campo in primis dalla Protezione Civile e dalle istituzioni, con lo scopo di fronteggiare in maniera efficiente e positiva i rischi che derivano dagli eventi calamitosi.
Sviluppare questa cultura, nell’Italia a rischio sismico e idrogeologico, è fondamentale perché permette al cittadino di sviluppare la capacità di fronteggiare le avversità in maniera rapida e positiva.
L’importanza della comunità
Una comunità resiliente, in grado di reagire e superare una situazione emergenziale, risponde in maniera costruttiva all’evento calamitoso e ne esce rafforzata.
In particolare, e il terremoto che ha colpito il Centro Italia è solo l’ultima dimostrazione, una cittadinanza resiliente, consapevole di essere parte attiva dell’evento, che sa soccorrere se stessa ed è in grado di fornire aiuto, accresce l’operatività della Protezione Civile partecipando alla gestione dell’emergenza e aiutando i tecnici a garantire un lavoro più efficiente e tempestivo.
Restando sempre in tema di terremoti, ad esempio, negli ultimi mille anni, circa 3000 terremoti hanno provocato danni più o meno gravi.
Quasi 300 di questi (con una magnitudo superiore a 5.5) hanno avuto effetti distruttivi e addirittura uno ogni dieci anni ha avuto effetti catastrofici, con un’energia paragonabile al terremoto dell’Aquila del 2009.
Le aree a rischio terremoto
Tutti i comuni italiani possono subire danni da terremoti, ma i terremoti più forti si concentrano in alcune aree ben precise: nell’Italia Nord-Orientale (Friuli Venezia Giulia e Veneto), nella Liguria Occidentale, nell’Appennino Settentrionale (dalla Garfagnana al Riminese), e soprattutto lungo tutto l’Appennino Centrale e Meridionale, in Calabria e in Sicilia Orientale.
La maggior parte della popolazione italiana vive dunque in una zona pericolosa, dove in passato già si sono verificati terremoti o se ne sono avvertiti gli effetti. E ciò potrà accadere ancora in futuro. Così, visto che non è ancora possibile prevedere con certezza quando, con quale forza e precisamente dove si verificheranno altri terremoti, essere preparati è il modo migliore per prevenire.