Il corpo dei Vigili del Fuoco è l’unico veramente preposto al “soccorso”
Il Corpo nazionale dei Vigili Del Fuoco è uno dei corpi ad ordinamento civile della Repubblica italiana, con funzioni di mantenimento di pubblica sicurezza, di polizia giudiziaria e di polizia amministrativa. Qualcuno ha dimenticato che è una forza armata non proprio come le altre e finalmente nel 2005 con decreto legislativo n. “217 del 13 ottobre, il governo ha disciplinato i contenuti del rapporto d’impiego del personale del Corpo. Prevede il passaggio della relazione di impiego dal regime privatistico a quello pubblico, privilegia la professionalità e valorizza l’esperienza acquisita. Stabilisce l’assunzione di coniugi o figli in caso di decesso o permanente inabilità per cause di servizio.
Uno stipendio da fame: 1.300 euro al mese
La busta paga però è inferiore a quella delle forze dell’ordine già compromessa da una spending review che li ha fortemente penalizzati. Gli stipendi oscillano tra i 1.300 e i 1.500 euro recuperati forse a fine carriera. In media le retribuzioni sono inferiori di 300 euro a fronte di altri corpi, ma si può arrivare anche a 700 euro di differenza. L’età media è di 47 anni da cinque anni non si vedono concorsi, organici insufficienti e stipendi da fame. La busta paga è solo uno dei problemi che danneggiano la retribuzione del corpo: quest’anno i vigili del fuoco non si sono ancora visti accreditare neppure un euro di straordinario e – per dover di cronaca– sono loro stessi a mettere le mani in saccoccia anticipando il denaro delle proprie trasferte di servizio.
Il Fire Department di New York
Hanno lavorato incessantemente davanti agli occhi del mondo, prima e dopo i crolli, alla costante ricerca di vita in mezzo a tutta quella morte e disperazione.
“Nell’attacco alle torri gemelle morirono 2 752 persone, tra queste 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti. L’attentato alle Twin Towers, però, è anche sinonimo di eroismo e altruismo e agli occhi del mondo sono diventati eroi”.
I nostri cari angeli
Da tutta Italia si mobilitano i comandi, cercano di presenziare nelle zone terremotate con il proprio contributo logistico, tecnico e di competenza. Portano assistenza alle zone colpite con il loro valore umanitario e un grande senso di nobile solidarietà sociale. Li troviamo negli incidenti quotidiani, disastri ambientali, nei cataclismi che il nostro secolo ci riserva. E, con il loro “Obbedisco” sentendosi parte di un corpo speciale dello Stato, abbassano il capo, instancabili li troviamo in lavori, a stretto contatto con il bisognoso di cure amorevoli, di aiuto, di conforto. Prima arrivarci con la forza fisica, poi quella del cuore con le loro parole rassicuranti. Soddisfatti della loro divisa che portano. Una devozione, incompresa. Insomma, solo quando ci sono criticità di pericolo sono presenti e, forse allora ci ricordiamo che esistono. Il loro motto continua ad essere impresso ogni giorno nelle loro azioni per dare forza e coraggio: “ finché c’è vita c’è speranza”. E se qualche bambino ci stupirà dicendo che da grande vuole fare il pompiere, vuol dire che ci sono ancora animi buoni che tendono la mano alla solidarietà.
Ada Cosco