Entro i prossimi tre mesi sapremo, nell’ordine, cosa pensa la Consulta della nuova legge elettorale, ma soprattutto sapremo cosa pensano gli italiani della riforma costituzionale e del relativo referendum. E’ persino probabile che tra la prima e la seconda vi sia spazio a un’ulteriore iniziativa parlamentare per cambiare l’Italicum.
Per quanto riguarda la Consulta vedremo a breve. Per il referendum, non ancora convocato, se si dovesse votare oggi, è facile prevedere un paese spaccato: un terzo che non ha deciso e probabilmente diserterebbe le urne, gli altri due terzi che si spaccherebbero a metà, più o meno, tra il si e il no, magari con un pugno di voti in più per il sì (1,5%?).
Certo, sia la maggioranza di partecipanti al voto (anche se il quorum non è richiesto) e così anche la vittoria di un soffio del sì farà bene, in primo luogo al Governo.
Ma siamo davvero sicuri che questo assicurerà la tanto invocata stabilità del Paese? Un paese in cui per altro l’economia continua a oscillare tra il tiepido e il freddo?