La scoperta dell’Ingv grazie alle stazioni GPS dell’Italia centrale
ROMA – Il disastroso terremoto che due settimane fa ha colpito l’Italia centrale ha provocato un’estensione degli Appennini di circa 3-4 centimetri. La catena montuosa, dopo la prima scossa di magnitudo 6.0 gradi della scala Richter che ha distrutto Amatrice e Accumoli, si è allargata tra il Tirreno e l’Adriatico secondo quanto rilevato dal gruppo di lavoro dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Gli esperti dell’INGV, che dal 24 agosto sono al lavoro sulla faglia che si aperta sul monte Vettore dopo il terremoto, sono riusciti a risalire all’allargamento degli Appennini grazie a satelliti con le tecniche radar e stazioni GPS collocate a terra in una vasta area del Centro Italia.
«Che la crosta terrestre in Italia si muova continuamente sotto l’azione delle placche continentali africana ed euroasiatica, causando terremoti anche disastrosi, non è cosa nuova. Ma riuscire a individuare la posizione e l’entità dei movimenti legati ad una singola faglia lunga pochi chilometri che si rompe durante un terremoto, è un risultato di particolare significato per migliorare le conoscenze sulla pericolosità sismica di una regione» spiega il gruppo di studio dell’INGV in una nota.
Gli spostamenti del suolo registrati in ogni stazione sono stati calcolati analizzando i dati con differenti software scientifici e successivamente sono stati combinati per fornire un unico risultato finale. Gli spostamenti sono stati calcolati come differenza tra le posizioni giornaliere delle stazioni nei giorni precedenti e successivi al terremoto. In questo modo sono stati ottenuti gli spostamenti massimi registrati nelle singole stazioni, compresa quella posta ad Amatrice che è la più vicina all’epicentro della scossa del 24 agosto, con un errore massimo di pochi millimetri.
«Le analisi preliminari basate sulle sole stazioni GPS attive al momento del terremoto mostrano che questo è stato generato da una faglia lunga oltre 18 km e inclinata di circa 50 gradi – spiega ancora l’Ingv -. Questa corre con direzione nord-nordovest/sud-sudest e si immerge verso ovest al di sotto dell’Appennino. Il movimento di questa faglia ha causato un’estensione della catena appenninica di circa 3-4 centimetri tra il Tirreno e l’Adriatico».
La scoperta, oltre a fornire un quadro interpretativo del sisma del 24 agosto, permetterà agli esperti dell’Ingv di avere a disposizione anche ulteriori elementi di raffronto per la sismicità degli Appennini. «Permetteranno di comprendere sempre meglio l’evoluzione spazio-temporale delle deformazioni del suolo misurabili in superficie, in fase cosismica e inter-sismica, in vicinanza di faglie capaci di generare forti terremoti- aggiunge l’Ingv -. L’analisi congiunta dei dati GPS con dati spaziali InSAR permetterà nei prossimi giorni di fornire un quadro originale e dettagliato delle deformazioni del suolo e delle caratteristiche della faglia, contribuendo a disegnare con sempre maggiore dettaglio il livello di pericolosità sismica dell’Appennino».
Dal 24 agosto sono state registrate oltre 6200 scosse di terremoto
Nelle zone già colpite dal terremoto del 24 agosto l’attività sismica non si ferma. Dall’inizio della sequenza gli strumenti della Rete Sismica Nazionale hanno registrato oltre 6200 eventi: 168 i terremoti di magnitudo compresa tra 3.0 e 4.0; 15 quelli localizzati di magnitudo compresa tra 4.0 e 5.0 e uno di magnitudo maggiore di 5.0, quello di magnitudo 5.4 avvenuto il 24 agosto alle ore 04:33 italiane nella zona di Norcia.
Dalle 11 di ieri sono stati registrati 4 terremoti di magnitudo maggiore o uguale di 3.0 gradi della scala Richter. Il più forte di magnitudo 3.4 alle ore 07:08 di questa mattina tra le Province di Ascoli Piceno e Perugia.