Confronto pacato tra il premier e Smuraglia ma le distanze restano
ROMA – L’atteso faccia a faccia tra il premier Matteo Renzi e Carlo Smuraglia, il presidente dell’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani, si è concluso con un nulla di fatto.
Il confronto alla Festa dell’Unità di Bologna sul referendum costituzionale varate dal Governo Renzi era uno degli appuntamenti clou del settembre politico dopo le infinite discussioni tra la maggioranza Dem, schierata a difesa del pacchetto di riforme, e l’Anpi trincerata sul fronte del “No”.
Invocato da più parti, il duello non ha aggiunto però nulla di nuovo alla contrapposizione esistente tra i due schieramenti confermandola in toto.
Renzi ha provato a punzecchiare Smuraglia e la sua associazione affermando che «gli italiani potranno votare “Sì” o votare “No”. Ma dire che è in gioco la democrazia è una presa in giro nei loro confronti. Se il referendum non passa l’Italia torna indietro, perde un’occasione».
Il premier, fischiato da parte della platea quando ha affrontato tematiche come quella dei diritti e del lavoro, ha anche attaccato l’Anpi in relazione ad un articolo pubblicato su un giornale lucchese, nel quale l’autore parlava di fucilazione per Renzi. «Ma dall’Anpi non ho sentito una parola…» ha detto.
Smuraglia ha parlato invece di stravolgimento dello spirito con cui è nata la Carta per motivare le ragioni del No alle modifiche apportate con il pacchetto Boschi.
«Il nostro statuto dice che tra gli obiettivi c’è da difendere e chiedere l’attuazione della Costituzione, nello spirito con cui la votarono i costituenti. Modificarla è sempre ammissibile, ma quando c’è qualcosa che stravolge quello spirito ci sentiamo obbligati a schierarci a difesa della Costituzione».
Il numero uno dell’Anpi è entrato poi nel merito di alcuni punti chiave della riforma, puntando il dito contro il nuovo Senato che si delineerebbe con la vittoria del “sì” («svirilizzato» a suo dire) e sull’articolo 70.
Un aspetto, quest’ultimo, che complica le cose secondo Smuraglia: «Vi si legge che le Camere votano le leggi ma sono previsti otto casi. Così è tutto più ingarbugliato».
Chi si aspettava uno scontro a muso duro, probabilmente, è rimasto deluso. Al pari di chi sperava in cuor suo di un riavvicinamento tra le due parti. Che non c’è stato e difficilmente ci sarà da oggi alla data del voto.