Il parroco di Melito Porto Salvo don Benvenuto Malara non ha proprio voglia di parlare con la stampa. “Certa stampa”. Quella dal pennino facile che travisa le dichiarazioni, quella che scrive per sbattere in prima pagina ciò che il giornalista ha bramato stendere senza autenticità. L’oggetto contestato è un aggettivo che risulta cambiare l’intervista. Pronto a sconfessare, il prelato, quel segnale negativo che qualcuno ha voluto sostenere per qualche copia in più o qualche clic per l’internauta. “Io non ho detto che c’è prostituzione in paese! Invece, ho detto che sembrerebbe che ci sia prostituzione in paese. Vista anche l’ordinanza emessa tempo addietro dal primo cittadino melitese”.
C’è un’aria dolente in paese. Si avverte una certa malinconia tra la gente e nessuna voglia di parlare della violenza inaudita accaduta e perpetrata per tre anni ad una minorenne di Melito. Una notizia che in poco tempo ha sporcato l’onestà intellettuale di una parte del piccolo centro nel reggino. Alto è il timore di lasciarsi sfuggire qualche sentimento, confidare qualche pensiero è proibito nel paese dove la parola d’ordine è proprio “acqua in bocca”. Ed è questo il torto del piccolo paese, nell’analisi raccontata dal parroco.
Non voleva essere intervistato don Benvenuto, ha rifiutato di parlare con i guru dell’informazione nazionale. Ha detto no! A tutte le tv ha detto no. “Perché stanno esagerando” la dichiarazione fatta dal sacerdote è stata travisata da “certa stampa”. Se il sindaco ha fatto un’ordinanza” un divieto di moralità, vuol dire che il problema esiste. Ma io non ho confermato nulla ho parlato solo del rischio già trattato dall’amministrazione locale”
Un messaggio per il recupero di dignità alzarsi dal fango che li ha travolti
“C’è stata un’assenza della società, siamo stati assenti tutti, anche come istituzioni, come scuola, come società civile e anche come chiesa”. Abbiamo delle responsabilità come persone e istituzioni ha glossato. Il fatto singolo va letto correttamente se inquadrato nel contesto più ampio. “Quanto si investe spettacoli e quanto per la cultura nel campo giovanile. Ho proposto una consulta dei giovani che si crei in rete con istituzioni civili e religiose per affrontare problemi seriamente”.
Nella chiesa della Immacolata in una sagrestia unta dallo scirocco, raccogliamo lo sfogo di don Benvenuto Malara che ha voluto uscire da tunnel omertoso che circola nell’aria in molti luoghi “sacri,” ma non riesce spegnere la sua irritazione e prova a snocciolare un monito per la stampa tutta: “ma i mezzi di comunicazione educano? Trasmettono programmi che aiutano a crescere a maturare o spesso escono programmi che offendono la morale e spingono al male. Puntiamo il dito verso gli altri e non guardiamo dentro di noi”. Abbassa gli occhi, il suo dolore non si placa, e continua a predicare la verità. Quella che può raccontare…
Ada Cosco