Allarme della Coldiretti: a rischio 3300 posti di lavoro
ROMA – Sono 3.300 i posti di lavoro a rischio nelle campagne dei 17 comuni che hanno subìto danni strutturali gravi dopo il terremoto dello scorso 24 agosto.
Le aree colpite dal sisma si contraddistinguono infatti per un’elevata densità di aziende agricole che sono oltre 7 ogni 100 abitanti, rispetto alla media nazionale di 2,7%.
A lanciare l’allarme è Coldiretti, che ha stilato un primo bilancio dei danni nelle campagne di Amatrice.
Qui è stato consegnato il primo modulo abitativo agricolo all’azienda Cavezzi Valeria gravemente colpita dal sisma con la morte del figlio di 13 anni e la perdita di casa e stalla nella frazione di Roccapassa di Amatrice.
Nella frazione di Sommati è presente invece la grande tensostruttura della Coldiretti da utilizzare come “maxi cambusa” per i mangimi necessari per garantire l’alimentazione degli animali durante l’inverno nelle aree del sisma.
«Tra manodopera familiare ed esterna, le campagne delle zone colpite danno lavoro a migliaia di persone, contribuendo in modo importante all’economia di quei territori» sottolinea l’associazione.
La percentuale maggiore di superficie agricola utilizzata è destinata a prati permanenti e pascoli (71,7% rispetto al 26,7% del dato nazionale) a conferma del deciso orientamento verso le attività di allevamento con 55961 animali e il prevalere quasi ovunque delle pecore anche se i bovini sono presenti a Norcia, Cascia ed Amatrice.
Le aziende agricole censite nell’area del cratere sono 1894, di cui quasi il 35% (pari a 658 aziende) presenti nei territori perugini dell’Umbria, seguiti dalle Marche (582), dall’ Abruzzo con 372 e dal Lazio con 282 aziende nel reatino delle quali 181 ad Amatrice, le più danneggiate.
La maggior parte delle aziende agricole sono di tipo familiare condotte direttamente dal coltivatore (91,9%) e sono strutturate in forme giuridiche prevalentemente individuali (88,2%).
L’agriturismo tocca quota del 25% ed è particolarmente presente nei comuni dell’Umbria (33%), soprattutto a Norcia (50%) e a Preci (75%) mentre nelle Marche le quote principali sono a Montefortino (45,5%), Montegallo (50%) e Montemonaco (85,7%).
«Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento» ha affermato il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo.