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La migliore università italiana è quella di Pisa

Alla Normale di Pisa il primo dottore di ricerca in Data Science: si chiama Gevorg Yeghikyan, è armeno, e ha 27 anni

La Scuola Nomale Superiore di Pisa

La Normale e la Sant’Anna Superiore sono le uniche tra le top 200 del mondo

L’Università di Oxford si conferma la migliore a livello mondiale. In Italia spicca Pisa

ROMA – Le migliori università italiane? Sono a Pisa. A stabilirlo è stata la rivista inglese “Times Higher Education” che ha diffuso il nuovo ranking delle migliori università mondiali, il “World University Ranking 2016”.

La classifica prende in esame 980 università (erano 800 nel 2015) distribuite in 79 paesi di tutto il mondo. È disponibile su https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/2017/world-ranking#!/page/0/length/25/sort_by/rank_label/sort_order/asc/cols/rank_only.

Per l’Italia, a fronte di un aumento degli atenei di ogni ordine dimensionale coinvolti nel ranking (39 per l’attuale, erano 34 nell’edizione precedente), la Scuola Nomale Superiore e la Scuola Superiore Sant’Anna, entrambe di Pisa, confermano rispettivamente la prima e la seconda posizione, accreditandosi nel gruppo degli atenei top 200 al mondo.

Nelle prime posizioni assolute si confermano gli atenei di Stati Uniti e Regno Unito, con Oxford, California Institute of Technology e Stanford rispettivamente in prima, seconda e terza posizione.

Le prime dieci posizioni sono occupate dai più noti atenei inglesi e americani, con un’università svizzera (ETH Zurigo). Oltre la 200esima posizione tra le università italiane si segnalano: Università di Bologna, Politecnico di Milano, Università di Trento (tutte fra la posizione 201 e 250); Libera Università di Bolzano e Sapienza di Roma (entrambe tra 251 e 300). Seguono le altre università italiane prese in considerazione dal ranking.

Il ranking ha visto consolidare negli anni la sua attendibilità, tanto da essere considerato uno di quelli che “fanno testo”, grazie alla metodologia e al fatto che, per essere presi in considerazione, gli atenei devono sottostare a una serie di rigidi requisiti, preliminari alla valutazione.

Ad esempio, è necessario presentare almeno 200 pubblicazioni censite nella banca dati “Scopus”, riferite agli ultimi cinque anni, per un totale di mille pubblicazioni. Per la prima volta, per il ranking 2016, sono stati inclusi nella valutazione anche oltre 500.000 libri, insieme a 11.9 milioni di articoli scientifici e più di 56 milioni di citazioni.

L’attendibilità del “World University Ranking 2016” di “Times Higher Education”, che si definisce “l’unico prodotto e verificato da analisti indipendenti”, deriva anche dall’aver reso comparabili dati riferiti a Paesi con contesti e sistemi universitari differenti.

I dati sul volume dei finanziamenti, ad esempio, sono stati rapportati al potere d’acquisto nel Paese. Tale metodologia, ormai consolidata e replicata per ogni edizione, offre la possibilità di fare paragoni che, con gli anni, indicano linee di tendenza e disegnano scenari validi per i singoli atenei e per il contesto nazionale di riferimento.

L’eccellenza dell’Università di Pisa

Pisa ha due atenei tra i migliori duecento al mondo

Quanto all’Italia, i dati confermano il ruolo strategico per il sistema Paese e la proiezione internazionale delle scuole universitarie superiori di Pisa, con la Normale e il Sant’Anna ai vertici. Quest’ultima, in particolare, trova conferma dell’exploit della scorsa edizione, tenuto conto della sua “giovane” età – nel 2017 saranno passati 30 anni dalla fondazione – che l’aveva portata nella top ten mondiale delle giovani università, con meno di 50 anni dalla fondazione, diffusa sempre da “Times Higher Education” a marzo 2016.

«A mio parere non si tratta di vantarsi rispetto ai colleghi degli altri atenei – commenta il direttore eletto della Scuola Normale Superiore, Vincenzo Barone, che entrerà in carica nei prossimi giorni – ma di trovare la forza, tutti insieme, di rilanciare il Paese. La Scuola Normale rappresenta una opportunità in questo senso e anche valutazioni oggettive come quella del Times Higher Education mi piacerebbe che contribuissero a far passare questo messaggio».

«Insieme alla Normale – aggiunge il Rettore della Sant’Anna, Pierdomenico Perata – manteniamo le nostre posizioni per l’Italia, a fronte di un aumento degli atenei presi in esame, confermandoci nella top 200 mondiale».

«L’Italia è il Paese europeo con i minori investimenti in ricerca eppure il nostro sistema di formazione e ricerca ha confermato di essere competitivo e, visti i requisiti stringenti per essere ammessi, è già una notizia positiva che sia aumentato il numero di università del nostro Paese prese in considerazione dal ranking – aggiunge -. Ma è altrettanto chiaro che senza una inversione di tendenza nel finanziamento della ricerca e delle università, seguendo rigorosi criteri di merito, l’Italia non riuscirà a evitare il declino della formazione universitaria e della ricerca scientifica. Che condannerà il nostro Paese ad un futuro tutt’altro che roseo, soprattutto per le nuove generazioni».

«Questi risultati – concludono Barone e Perata – confermano la grande qualità della didattica e della ricerca scientifica che ogni giorno la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant’Anna mettono a disposizione dei propri allievi all’interno delle aule e dei laboratori. Il fatto, poi, che i primi due atenei italiani siano distanti solo pochi metri, che offrano un percorso “curriculare” identico, ovvero laurea più dottorato, in ambiti scientifici diversificati è una risorsa che vogliamo valorizzare nei prossimi tempi per dare alla Toscana, e all’Italia, un polo di ricerca che possa risultare ancora più attrattivo a livello internazionale».

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