SWG ha analizzato le difficoltà dei pentastellati che però non crollano
ROMA – Il caos nella Capitale, con la giunta del neo sindaco cinque stelle Virginia Raggi alle prese con una serie di problematiche (dalle dimissioni in serie degli assessori alla candidatura per le Olimpiadi 2024), ha riacceso i riflettori sulla capacità del Movimento 5 stelle di governare nelle grandi realtà.
In precedenza, a riaprire il dibattito, c’erano stati anche i casi Pizzarotti a Parma e quello di Nogarin a Livorno. In tanti, come l’istituto SWG, si sono chiesti allora se il Movimento 5 stelle sia da considerare un partito solo di lotta o una forza politica capace anche a governare.
«Il caso di Roma ha scoperchiato il coacervo di difficoltà, inesperienze, ingenuità, rigidità, ma anche il vespaio di personalismi in cui si dibatte il Movimento» spiegano gli analisti dell’istituto.
Le cinque criticità del Movimento
SWG ha individuato cinque criticità del modo di agire pentastellato negli ultimi mesi.
Si parte con «l’inaridirsi della forza attrattiva» in particolare tra la fetta di indecisi che compone l’elettorato italiano. Per il 31% di essi i metodi di governo pentastellati sono la prima causa delle difficoltà che lo stesso Movimento incontra. Per un altro 32% demagogia e presunzione fanno il resto.
Alto elemento di criticità è la questione delle correnti interne, riconosciute anche dal 49% dell’elettorato grillino. L’esperimento del direttorio è in crisi e ha portato all’emergere del terzo punto critico: la divisione tra l’ala radicale e quella “governista”.
Per SWG conta molto anche la capacità di ampliare il progetto politico dei cinque stelle: «L’opinione pubblica ritiene il movimento inadeguato e necessitante di iniezioni di persone con esperienze e competenze che vanno oltre i Cinque stelle. Opinione condivisa anche dal 65% degli elettori grillini» sottolinea l’istituto.
Infine c’è il fattore “puerilità politica“. «È l’ultima e più importante sacca critica – sottolinea SWG -. Governare implica una squadra coesa, unita su un progetto e su un’idea di città. Significa scegliere persone in grado di realizzare l’idea di città espressa dal gruppo di governo (non fare casting o basarsi sui consigli di amici); vuol dire gestire la relazione con le diverse anime della città, con il suo tessuto sociale, economico, associativo e politico senza subire i poteri ed essere succubi delle corporazioni».
Ma il Movimento 5 stelle non affonda
Nonostante i casi Parma, Livorno e Roma, è presto, però, per vendere la pelle dell’orso. Negli ultimi sondaggi relativi alle intenzioni di voto i cinque stelle sono stabili e, anzi, nell’ultima rilevazione di SWG sono in crescita di più di un punto percentuale.
Il patrimonio elettorale resta solido, insomma, e le ragioni/idee che hanno portato a successi anche clamorosi come quelli di Roma e Torino non sono state scalfite.
« Le vicende romane non hanno aperto faglie consistenti con la base elettorale. Le speranze di quanti leggono in questa miscela di benzina una crisi verticale dei Cinque stelle sono destinate per ora a restare tali» evidenzia SWG.
Lo si evince anche da un altro dato. Alla domanda “rispetto a qualche mese fa la sua opinione sul Movimento 5 stelle è migliorata, peggiorata o è rimasta la stessa?” quasi un’intervistato su due (47%) rimane in linea con il proprio pensiero. Il 35% riferisce di aver peggiorato la propria idea sui pentastellati mentre il 18% afferma di averla migliorata.
Sezionando ancora questo dato si scopre però che lo “zoccolo duro” del Movimento 5 stelle è fermo sulla propria posizione: il 93% ha sempre la stessa opinione, o l’ha migliorata, mentre solo il 7% si dice deluso dalle scelte pentastellate.
La percentuale resta alta anche tra chi afferma di votare Forza Italia (79% ha la stessa idea dei cinque stelle o l’ha migliorata) e tra gli indecisi (61%) mentre l’elettorato di riferimento del Pd, con il 52%, è l’unico che ha peggiorato la propria opinione sul M5s.
Il candidato premier? Duello Di Maio-Di Battista
E se si dovesse andare al voto, il Movimento 5 stelle chi presenterebbe o dovrebbe presentare come candidato premier? L’elettorato di riferimento dei pentastellati non ha dubbi: la figura ideale è quella di Luigi Di Maio (80%). Segue Alessandro Di Battista (68%) mentre Roberto Fico non raggiunge la metà delle preferenze (48%).
Ampliando le ipotetiche “primarie” per la scelta del candidato premier del Movimento 5 stelle, la differenza tra Di Maio e Di Battista si assottiglia nel “totale Italia”. Il 33% degli elettori italiani preferirebbe Di Maio, a fronte di un 28% pro Di Battista.