Il punto del Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio
ROMA – A un mese dalla terribile scossa di terremoto del 24 agosto che ha colpito il Centro Italia la fase dell’emergenza non si è ancora conclusa nella zone colpite di Lazio, Marche e Umbria.
La situazione più critica resta quella nei Comuni distrutti dal terremoto – Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e la frazione di Pescara del Tronto – dove la maggior parte degli edifici e delle attività commerciali non esiste più.
La conta dei danni ammonta ad almeno quattro miliardi come spiegato anche dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha spiegato che chiudere le aree di accoglienza al più presto aiutando i cittadini a trovare sistemazioni temporanee e supportare chi può rientrare nella propria casa valutata agibile è la priorità a cui si lavora.
«Queste soluzioni si affiancano al Cas – Contributo per l’autonoma di sistemazione, misura destinata alle famiglie che hanno provveduto autonomamente a trovare un alloggio temporaneo» ha aggiunto Curcio nel punto fatto a Palazzo Chigi.
Altre attività su cui le forze in campo, coordinate dalla Protezione Civile, stanno lavorando sono il recupero dei beni culturali e il recupero e trasporto delle macerie, settori per cui sono stati nominati due soggetti attuatori.
Il difficile ritorno alla normalità
L’obiettivo è ripristinare quanto prima le normali attività e funzioni delle comunità colpite dal terremoto. Per questo continuano anche le verifiche di agibilità su edifici pubblici e scuole e sono iniziate attività più specifiche di verifica alle aziende agricole e zootecniche.
Come denunciato dalla Coldiretti, sono a rischio almeno tremila posti di lavoro nelle aree vicine al cratere sismico, caratterizzate da un’economia prevalentemente agricola.
«L’Italia – ha precisato inoltre Curcio – sta lavorando anche per l’attivazione del fondo di solidarietà europeo che contribuirà a sostenere le spese della prima fase emergenziale, tra cui le attività di assistenza alla popolazione, i primi ripristini della funzionalità di reti, strutture e infrastrutture, e la predisposizione di alloggi temporanei».
Dopo il terremoto ancora tremila persone nelle tendopoli
Sono attualmente circa 3mila le persone accolte nelle aree di accoglienza e negli alberghi, numero sceso progressivamente dal 5 settembre quando si era registrato il maggior numero di persone accolte (4.800).
Con l’arrivo dell’inverno e del freddo, le tendopoli saranno completamente smantellate in attesa delle prime casette attese per la Primavera.
Per questo Protezione Civile e regioni stanno cercando di trovare soluzioni abitative temporanee a chi ancora vive nelle tende.
Le verifiche di agibilità, fatte con la scheda Aedes, sono iniziate il 29 agosto, partendo dalle scuole e dagli altri edifici pubblici.
Da allora ne sono state realizzate 754, di cui 648 su plessi scolastici: tra questi ultimi 466 sono stati ritenuti agibili (quasi il 72%). Il 5 settembre sono partiti anche i sopralluoghi sulle abitazioni private e finora sono 8185 le schede di valutazione compilate e acquisite che indicano 3835 edifici dichiarati agibili (quasi il 47%).
Per quanto riguarda i beni culturali, invece, sono 794 (al 22 settembre) gli immobili valutati in via speditiva da squadre di esperti del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, mentre 141 (al 22 settembre) sono state invece le verifiche condotte in modo più approfondito con il supporto di tecnici dei centri di competenza del Dipartimento.
Con le donazioni al 45500 raccolti oltre 14 milioni di euro
Buone notizie arrivano invece sul fronte delle donazioni. La generosità degli italiani verso le comunità colpite dal terremoto, espressa attraverso il numero solidale 45500, attivato il 24 agosto, ha permesso di raccogliere fino ad oggi 14.595.938 euro. Sul conto corrente intestato al Dipartimento della Protezione civile sono arrivati invece 1.776.396,22 euro.