Cifre record per le sigarette di contrabbando


53 miliardi di pezzi nel 2015: Polonia al primo posto tra Paesi consumatori

Un sequestro di sigarette di contrabbando
Un sequestro di sigarette di contrabbando

ROMA – Al convegno a Bruxelles “Changing trends in smuggling” di Euractiv, sono state rese note le quantità di sigarette di contrabbando: 53 miliardi nel 2015. La Polonia è al primo posto tra i Paesi consumatori, seguita dall’Italia con 2,3 miliardi di sigarette e una percentuale dell’8 per cento sul totale di questo mercato. La conseguenza, dal punto di vista fiscale, è la perdita di 11,5 miliardi di tasse per tutta l’Unione europea.

«Stiamo parlando di un prodotto legale e culturalmente integrato in ogni Paese del mondo. Un prodotto che, pur se soggetto a diffuse e mirate campagne di scoraggiamento al consumo, continua ad essere, come l’alcool, tra i più ricercati» denuncia Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc.

«E l’illegalità da cosa nasce? Sicuramente da una domanda molto alta a fronte di un prodotto sempre più costoso e che, pur messo all’indice culturalmente e socialmente, sfuggendo alle statistiche ufficiali, trova il suo mercato: illegale» aggiunge.

«Per le sigarette di contrabbando valgono le regole elementari dell’economia di mercato: dove c’è domanda l’offerta c’è sempre, legge permissiva o non permissiva che sia – prosegue Donvito -. Una similitudine al mercato clandestino delle droghe illegali, con l’aggravante, per queste ultime, che le oasi di legalità sono come quelle dei deserti».

«Le soluzioni ci sono e sono semplici: alcuni Paesi le adottano ma la cultura, il controllo politico-economico dei mercati, le ideologie le ostacolano tutte. Siamo sicuri, per esempio, che se i pacchetti di sigarette in Italia costassero molto meno ci sarebbero più fumatori?» si chiede il presidente dell’Aduc.

«Probabile, ma non sappiamo se questi numeri compenserebbero i dati, sanitari ed economici, di quella parte di questo mercato che viene oggi assorbito dall’illegalità. Con gli strumenti e i dati a disposizione, possiamo solo dire che le statistiche ufficiali sul tabacco non tornano e che, come contraltare, c’è un aumento dell’illegalità. Dal 13% del 2009 siamo passati al 35,4% dello scorso anno. Urge un “bagno di economia e di legalità”, l’unico che ci potrebbe dare certezza del fenomeno e dati su cui elaborare politiche di dissuasione e/o riduzione del danno» conclude Donvito.