Mosca dice no a una settimana di cessate il fuoco. Kerry lancia ultimatum il Cremlino
ROMA – L’escalation di tensione tra Russia e Stati Uniti rende, ogni giorno che passa, ancora più lontano un accordo bis per una nuova tregua in Siria.
Dopo il nulla di fatto all’ultimo Consiglio di Sicurezza dell’Onu, convocato con urgenza per trovare una soluzione alla crisi siriana, Mosca e Washington restano salde sulle loro posizioni, ancora troppo distanti per una soluzione comune.
Nonostante gli ultimi appelli alla pace arrivati dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, e da Papa Francesco, la Casa Bianca e il Cremlino continuano nella loro guerra fredda personale, mentre nelle città della Siria martoriate la guerra civile continua a mietere vittime.
Secondo l’Unicef, da venerdì scorso, nella parte orientale di Aleppo almeno 96 bambini sono stati uccisi e 223 sono stati feriti.
Per quanto riguarda il nuovo cessate il fuoco, la Russia ha opposto un netto rifiuto alla possibilità di una tregua di almeno sette giorni.
Per Mosca la durata è eccessiva e permetterebbe ai ribelli di riorganizzarsi dopo le ultime sconfitte sul campo e la contemporanea avanzate delle truppe governative di Assad.
Il limite temporale alla nuova tregua, secondo la diplomazia russa, non dovrebbe superare le 48 ore necessarie alle organizzazioni umanitarie per portare gli aiuti alla popolazione.
Il fronte più caldo resta quello di Aleppo, dove i lealisti hanno rimesso piede per la prima volta dopo mesi nel cuore della città. Le milizie ribelli, che secondo la Russia sono sostenute dagli Stati Uniti, si sono rifugiate nella parte orientale della città del Nord della Siria, sottoposta a pesanti bombardamenti.
Nuovi rapporti con la Russia e soluzione della crisi siriana dopo le elezioni americane?
Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha lanciato un ultimatum al Cremlino e ha minacciato di interrompere ogni rapporto tra i due Paesi. Le dichiarazioni di Kerry, a poco più di un mese dalle presidenziali americane, sono sembrate però l’ennesimo tentativo della diplomazia a stelle e strisce di mostrare i muscoli a Mosca.
È evidente che l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, visti i buoni rapporti con Vladimir Putin, è destinato a cambiare le carte in tavola non solo nelle relazioni tra le due superpotenze ma anche nella soluzione della crisi siriana.
Viceversa l’elezione di Hillary Clinton segnerebbe una continuità con l’amministrazione Obama, almeno per quanto riguarda le scelte di politica estera sul fronte Mediorientale.