L’ex ministro all’attacco dopo il caso in una elementare in Brianza
ROMA – «Diranno che sono cose che succedono, ma sono cose che non possono e non devono succedere. È semplicemente intollerabile». Così l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, commenta la scoperta di larve d’insetti nei pasti destinati ai bimbi delle elementari di Colle Brianza e di Villa Vergano.
«Bene ha fatto il sindaco di Colle Brianza a chiedere chiarimenti al fornitore del servizio, ma il grave episodio, tutt’altro che isolato, a leggere le cronache italiane, deve richiamare l’attenzione di tutti, dai comuni al Governo, sul tema della qualità delle mense scolastiche» aggiunge la deputata di Forza Italia.
«Un sistema che fatica a supportare, anche dal punto di vista fisico, una funzione fondamentale come l’istruzione non può consentire che ai bambini sia servita pasta alle larve o, come accade a Milano, non può fare la faccia feroce con quelli che si portano il panino da casa» tuona la Brambilla.
«Su qualità e prezzo delle mense, e sul rapporto tra qualità e prezzo ovviamente non si può generalizzare, visto che il servizio a scuola è di competenza dei comuni, ma senza dubbio, in moltissimi casi, ci son ragioni di perplessità sull’una o sull’altro. Ormai i colossi della ristorazione producono pasti a prezzi bassissimi, per battere la concorrenza negli appalti. Che garanzie di qualità abbiamo – chiede la parlamentare -? La differenza tra quanto pagano i comuni e quanto pagano i genitori – spesso notevole: a Torino si passa da 4,7 a 7,1 euro/pasto – è incassata dai comuni stessi per coprire costi “indiretti”. Da che cosa è giustificato in realtà questo prelievo? Chi supera i limiti Isee – ricorda la Brambilla – paga non poco il servizio mensa e in molti casi ha buoni motivi per essere insoddisfatto. Spesso i bambini non mangiano, tornano a casa affamati e le mamme devono provvedere. I comuni, e i ministeri competenti, affrontino finalmente il problema della qualità piuttosto che spingere le famiglie a preparare panini e le scuole a ghettizzare chi li mangia».
In conclusione, afferma ancora la Brambilla, «non si tratta di dire no alla mensa tout court ma ad un servizio che spesso non è all’altezza e invece dovrebbe essere “competitivo” con la “schiscetta” dal punto di vista del sapore, del valore nutritivo e del prezzo. Se non si impegneranno sulla qualità, comuni e ministeri competenti condanneranno a morte il servizio stesso, e con esso un’importante occasione di socializzazione di educazione alimentare».