Jobs Act: in Sicilia non ha funzionato


Il flop emerge dai risultati dell’indagine dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro

Il Jobs Act e l'esonero contributivo in Sicilia non hanno prodotto gli effetti sperati
Il Jobs Act e l’esonero contributivo in Sicilia non hanno prodotto gli effetti sperati

ROMA – In Sicilia il Jobs Act ha fatto fiasco. Quasi la metà della popolazione Siciliana (48,7%) è inattiva, ovvero non lavora e non cerca attivamente un’occupazione.

Una percentuale che sale al 62,7% tra le donne e scende al 34,5% tra gli uomini e che raggiunge il valore più alto nella provincia di Enna (52,7%), mentre quello più basso a Ragusa (42,4%).

Ma i “veri” inattivi, considerando che una percentuale pari al 17,8% è costituita da forze di lavoro potenziali (disponibili a lavorare qualora si presentasse l’occasione), sono il 30,9%. Di conseguenza, in Sicilia vivono 332 mila donne e 259 mila uomini “scoraggiati”, che non utilizzano nessun servizio di intermediazione per la ricerca di un lavoro.

Inoltre, dai dati amministrativi delle comunicazioni obbligatorie sembrerebbe che l’esonero contributivo del 2015, previsto dal Jobs Act, non abbia avuto alcuna influenza positiva, lasciando stazionaria la situazione occupazionale dell’isola.

A far emergere questi dati è il rapporto territoriale sul mercato del lavoro e sulle crisi aziendali, realizzato dall’Osservatorio Statistico di Categoria in occasione del IV° Congresso regionale dei Consulenti del Lavoro della Sicilia.

Il Jobs Act e l’esonero contributivo, dunque non hanno prodotto gli effetti sperati. In Sicilia, nei primi tre mesi dell’anno, sono stati stipulati da parte delle sole imprese private poco più di 91 mila rapporti di lavoro e ne sono cessati 78 mila, con un saldo positivo di quasi 13 mila contratti ma una flessione tendenziale del 4,2%.

Dai dati pervenuti dalle comunicazioni obbligatorie, sembra che gli sgravi contributivi introdotti nel 2015 non abbiano avuto alcuna influenza positiva nelle dinamiche delle nuove assunzioni che sono sostanzialmente stazionarie, mentre si registra una crescita contenuta dei contratti a tempo indeterminato a scapito di quelli a termine.

Nel primo trimestre 2016, la crescita tendenziale del numero degli occupati è pari a 34mila unità (+2,6%) e conferma un andamento positivo registrato anche nei precedenti quattro trimestri, seppure con un valore leggermente inferiore.

La crescita delle persone con un lavoro stabile riguarda la componente maschile, i giovani, gli over 50 e dei residenti delle provincie di Caltanissetta, Agrigento ed Enna ed è trainata soprattutto dalle costruzioni e dai servizi, mentre si registra una severa flessione dell’agricoltura e dell’industria.

Dal report si evidenziano alcune significative differenze nel livello d’istruzione degli occupati siciliani: quasi la metà degli uomini non ha neppure completato la scuola dell’obbligo, mentre quasi la metà delle donne è diplomata e oltre un quarto laureata.

Jobs Act che non è servito neppure per i “Neet”: i giovani 15-29enni in Sicilia che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione sono oltre 300 mila, in diminuzione di 22 mila unità rispetto allo stesso trimestre del 2015.

Nonostante questa riduzione, però, la Sicilia si aggiudica il valore più alto (dopo la Calabria) per tasso di “Neet” tra le varie regioni italiane. Scendendo nel dettaglio e approfondendo le ragioni per cui questi ragazzi sono esclusi dal circuito lavorativo e formativo, emerge che l’85% di questi è alla ricerca di una prima occupazione o ha perso il lavoro, mentre il restante 15% ha scelto di fare la casalinga o di proseguire gli studi.

Infine, continua a crescere la cassa integrazione straordinari: da gennaio ad agosto 2016, rispetto ai primi otto mesi del 2015, le ore autorizzate di Cigs aumentano da 7,6 milioni a 8,8 milioni (+15,9%).

Il boom si registra nel settore dell’edilizia che segna in totale un + 325,3% e si registra nelle province di Catania, Messina e Palermo. Ad aumentare anche le ore autorizzate di Cigs nel commercio(+44,1%), specie ad Agrigento, Caltanissetta e Trapani, e una lieve riduzione del comparto industriale a Ragusa (-1,7%).