Lo ha deciso la sezione 2bis con la sentenza n. 10445 del 20 ottobre
ROMA – Niente da fare per il ricorso presentato dal Movimento 5 stelle e da Sinistra italiana contro il testo del referendum sulle riforme costituzionali del prossimo 4 dicembre.
La sezione 2bis del Tar del Lazio, con la sentenza n. 10445 del 20 ottobre, ha dichiarato infatti “inammissibile” il ricorso presentato dai pentastellati Loredana De Petris e Rocco Crimi e dagli avvocati Giuseppe Bozzi e Vincenzo Palumbo, con il quale è stata contestata la formulazione del quesito referendario da sottoporre al voto degli elettori il 4 dicembre.
“Considerata l’urgenza di dare una risposta definitiva alla questione, il Tar non si è limitato alla richiesta cautelare e ha definito il merito della controversia, dichiarando l’inammissibilità del ricorso per difetto assoluto di giurisdizione” si legge in una nota.
Per i giudici del Tar del Lazio “l’individuazione del quesito contestato è riconducibile alle ordinanze adottate dall’Ufficio Centrale per il Referendum istituito presso la Corte di Cassazione ed è stato successivamente recepito dal Presidente della Repubblica nel decreto impugnato”.
La sentenza del Tar “ritiene che sia le ordinanze dell’Ufficio Centrale per il Referendum sia il decreto presidenziale – nella parte in cui recepisce il quesito – sono espressione di un ruolo di garanzia, nella prospettiva della tutela generale dell’ordinamento, e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale. Eventuali questioni di costituzionalità della legge sul referendum (la n. 352 del 1970), relative alla predeterminazione per legge del quesito e alla sua formulazione, sono di competenza dell’Ufficio centrale per il referendum, che può rivolgersi alla Corte costituzionale”.
Codacons annuncia ricorso in Cassazione
Dopo la decisione odierna del Tar del Lazio che ha negato la propria giurisdizione sugli atti impugnati relativi al quesito referendario, la battaglia sul referendum si sposta in Corte di Cassazione.
Il Codacons attende infatti che la Cassazione, sia l’ufficio centrale cui si è rivolto con istanza di correzione del quesito, sia le Sezioni Unite cui l’associazione ha proposto ricorso per eccesso di giurisdizione (nella parte in cui ufficio centrale si è spinto fino a considerare il quesito conforme alla legge, cosa che non competeva a tale organo) fissino udienza urgenze di comparizione delle parti, per esaminare le richieste del Codacons e anche le questioni di costituzionalità che sembrerebbero anche per i giudici amministrativi non manifestamente infondate.
«In questa materia elettorale e referendaria è sempre difficile trovare un giudice che si assuma l’onere di contestare l’operato del Governo, specie ora che è in atto un nuovo scontro tra magistratura ed esecutivo» dichiara il presidente Codacons, Carlo Rienzi.
«Alla fine qualcuno dovrà pur decidere, valutando il quesito referendario carente rispetto a quanto previsto dalla legge 352 del 1970. Ovviamente valuteremo se proporre anche appello al Consiglio di Stato contro la sentenza emessa oggi dal Tar, continuando a sostenere che almeno per quel che riguarda i compiti del Presidente della Repubblica e della Presidenza del Consiglio i due organi hanno illegittimamente omesso di verificare l’erroneità del quesito rispetto alla formulazione voluta dalla legge» conclude Rienzi.