Fino all’8 Gennaio 2017 alla Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi la mostra sull’artista toscano
Fino all’8 gennaio 2017, alla Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi di Firenze sarà possibile visitare la mostra Scoperte e massacri. Ardengo Soffici e le avanguardie.
Oltre che una ricostruzione monografica dei lavori di Ardegno Soffici, nelle intenzioni dei curatori, Vincenzo Farinella e Nadia Marchioni, la mostra affronta un discorso di ben più ampio respiro che consente di dar conto al grande pubblico dell’impegno intellettuale dell’artista di Rignano sull’Arno.
Scoperte e massacri: il libro
A condurre per mano il visitatore di questa mostra è il memorabile libro Scoperte e massacri. Scritti sull’arte. L’opera, scritta dallo stesso Soffici ed edito a Firenze da Attilio Vallecchi nel marzo del 1919, raccoglie una scelta di suoi testi storico artistici pubblicati, per lo più su La Voce, a partire dal 1908.
Alla data cruciale del 1919, appena conclusa la Grande Guerra, Scoperte e massacri si presentò come un vero e proprio spartiacque tra due epoche: quella delle avanguardie europee e quella del ritorno all’ordine.
Lo spunto che ha dato il via a questo evento fiorentino è la recente donazione di un autoritratto di Ardengo Soffici, da parte dei suoi eredi agli Uffizi (Ardengo Soffici, Autoritratto, 1949, Firenze, Galleria degli Uffizi).
La mostra
La mostra punta, soprattutto, l’attenzione sugli anni che videro il maestro toscano assumere un ruolo di assoluto protagonista nell’aggiornamento della cultura figurativa italiana.
È infatti da tempo riconosciuto che i suoi scritti pubblicati tra il primo e il secondo decennio del Novecento e le iniziative culturali da lui sostenute e organizzate (come la Prima Mostra italiana dell’Impressionismo allestita a Firenze nel 1910), costituirono un momento decisivo per lo svecchiamento e il rinnovamento dell’arte in Italia.
L’esposizione degli Uffizi segue un percorso che affianca alle “scoperte” di Soffici, quali gli amati Segantini, Cézanne, Medardo Rosso e Picasso, i “massacri”, con le pungenti stroncature di Michelangelo e Raffaello, ogni tappa è accompagnata da brani critici dell’autore.
Altro elemento che si propone come uno dei punti focali di questa mostra è la ricostruzione, fino ad oggi mai tentata, della cosiddetta “stanza dei manichini” di Bulciano, le scanzonate e dissacranti decorazioni murali ideate per la casa di Papini appunto a Bulciano (Ardengo Soffici, Pannelli decorativi per la stanza dei manichini di Bulciano, 1914, Firenze, collezione privata), nonché la presentazione del grande pannello Il bagno (1905) – l’unico superstite del fregio dipinto per l’albergo termale di Roncegno in Trentino – in cui l’artista intreccia il soggetto così caro a Cézanne con memorie della tradizione figurativa italiana, come la donna vista di lato che si piega in avanti togliendosi la maglia, chiara eco del neofita in secondo piano nel Battesimo di Piero della Francesca a Londra.
«Non si è tracciata una semplice ricostruzione monografica del maestro di Rignano sull’Arno – ha affermato Eike D. Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi – ma si è andati oltre ricostruendone il discorso polemico e l’impegno intellettuale attraverso opere su cui egli aveva appuntato la sua attenzione, tra le più significative – sia in senso positivo che negativo – di una requisitoria che non conosceva mezzi termini, ma anzi si esprimeva sempre in toni fortissimi e decisivi».
Tra le opere di Soffici che si possono ammirare, anche alcuni dei suoi capolavori più maturi, tra cui degna di nota, la suggestiva natura morta Mele e calice di vino (1919, collezione privata), un dipinto che rappresenta il passaggio, lungo una strada senza ritorno, della poetica e dell’arte del maestro di Rignano verso quel nuovo clima culturale che trova nella rivista “Valori Plastici”, fondata da Mario Broglio, la sua più compiuta espressione.