L’INGV fa chiarezza sulla forza del sisma di domenica mattina
ROMA – Nei momenti successivi alla forte scossa di terremoto che domenica mattina alle 7:40 ha colpito il Centro Italia uno degli aspetti di maggior confusione ha riguardato la magnitudo del sisma. Da 7.1 si è passati a 6.1, poi a 6.5 con una scia di polemiche legate anche a “bufale” diffuse sul web.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in una nota, ha provato a fare chiarezza sul tema, spiegando in un post cosa si intende per magnitudo e come viene calcolata.
Intanto le cifre ufficiali: il terremoto di domenica ha avuto magnitudo Richter 6.1 e magnitudo momento Mw 6.5. L’INGV utilizza entrambe le magnitudo.
«La magnitudo Richter, definita anche magnitudo locale ML, perché è molto rapida da calcolare ed è abbastanza affidabile per i terremoti fino a magnitudo 6. La magnitudo momento Mw, perché fornisce una stima più accurata dell’energia rilasciata dal terremoto e, in particolare, per quelli più forti» spiega l’Istituto.
«La magnitudo Richter ML si calcola in pochissimi minuti e si comunica al Dipartimento della Protezione Civile dopo 2 minuti e alla popolazione tramite web e social media entro 30 minuti (in media dopo 12 minuti)» aggiunge l’INGV.
«I valori preliminari di magnitudo, basati su dati incompleti ma disponibili già dopo pochi minuti dal terremoto, possono differire dalla magnitudo definitiva (fino a circa 0.5), ma sono indispensabili per scopi di protezione civile. Nei minuti successivi vengono aggiornati con stime più accurate non appena sono disponibili nuovi dati» si legge ancora nella nota.
Ma perché la magnitudo Richter non va bene per i terremoti forti? Per comprenderlo si parte dal calcolo delle due magnitudo.
La magnitudo Richter ML è ottenuta a partire dall’ampiezza massima delle oscillazioni registrate da un sismometro standard, chiamato Wood-Anderson, sensibile a onde sismiche con frequenza relativamente elevata di circa 0.8 Hz.
I terremoti di magnitudo maggiore, invece, emettono una parte importante di energia a frequenze più basse rispetto a 0.8 Hz, per cui la massima ampiezza misurata sul sismografoWood-Anderson non rappresenta tutta l’energia emessa dal terremoto.
Per questo motivo i terremoti di magnitudo momento Mw maggiore di 6 tendono ad avere valori di magnitudo Richter ML molto simili. In questi casi si deve quindi far ricorso alla magnitudo momento Mw. Per calcolare la Mw si deve analizzare una porzione molto lunga dei sismogrammi a larga banda, in modo da considerare tutta l’energia emessa e dare così un valore più realistico.
Per far questo si deve aspettare la registrazione di tutto il segnale sismico alle varie (tante) stazioni della Rete Sismica Nazionale e analizzarle. Questo comporta dei tempi più lunghi, non compatibili con gli scopi di protezione civile e con il desiderio del pubblico di avere una informazione immediata.
«Domenica mattina dopo 2 minuti abbiamo fornito telefonicamente al Dipartimento della Protezione Civile, una prima stima del valore della magnitudo ML pari a 6.1, specificando subito che il valore corretto sarebbe stato più alto e comunicato a breve. Questo valore è stato anche reso pubblico sul sito INGV 18 minuti dopo l’evento sismico» sottolinea l’Istituto.
«Nei minuti successivi al terremoto è stata poi calcolata una prima stima della magnitudo momento Mw ottenendo un valore pari a 6.5 che è stato rivisto e confermato nelle due ore successive all’evento» prosegue l’INGV.
«La magnitudo momento viene calcolata anche da altri istituti internazionali. Come per qualsiasi misura di un parametro fisico, le stime sono affette da incertezze perché effettuate con diversi metodi, con dati di stazioni sismiche diverse e con diversi modelli della crosta terrestre. Questo spiega le differenze che talvolta caratterizzano le stime fornite dai diversi enti» evidenzia l’INGV.
«Un’altro aspetto importante è il legame tra il valore della magnitudo e il risarcimento dei danni prodotti dai terremoti. Come detto esplicitamente nel post del 26 agosto la magnitudo NON è utilizzata per il risarcimento dei danni prodotti dai terremoti; per questo scopo in passato sono stati utilizzati i valori di intensità calcolata sulla base della scala Mercalli (in realtà la scala Mercalli-Cancani-Sieberg)» conclude l’Istituto.