Rapporto Legambiente: meno del 13% sono costruite con criteri anti terremoto
ROMA – Non bastano i 7,4 miliardi di investimenti e i circa 27mila interventi sulle scuole italiane, che sono ancora carenti sul fronte della sicurezza anti sismica e dell’efficienza energetica.
È quanto emerge dal XVII° Rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente, diffuso oggi.
Oggetto dell’indagine annuale è la qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado.
Dal dossier, realizzato su un campione di quasi 6mila scuole dei capoluoghi di provincia, emerge un quadro poco confortante delle scuole italiane, ancora troppo poco sicure e lontane dagli standard di sostenibilità
La criticità maggiore è quella che riguarda l’adeguamento sismico, come dimostrano anche i recenti casi post terremoto del 24 agosto. Un dato, in particolare, fa riflettere e preoccupare allo stesso tempo.
Il 65,1% degli edifici dei comuni capoluoghi è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa anti sismica (1974) e il 90,4% prima della legge in materia di efficienza energetica (1991). Stando alle ultime stime nazionali, il 30% si trova nelle zone a rischio 1 e 2, il più elevato.
Su 43.072 scuole in Italia solo il 9,2% degli interventi ha inciso su questi temi negli ultimi dieci anni.
In particolare, sono 382 gli interventi di adeguamento sismico, 1960 quelli di efficientamento energetico, 423 quelli per l’installazione di rinnovabili realizzati, e infine, 1216 i Mutui Bei che tra gli interventi ammissibili prevedono anche l’adeguamento alle norme antisismiche e l’efficientamento energetico.
«Subito piano di messa in sicurezza delle scuole nelle aree a rischio 1 e 2»
Nonostante i finanziamenti, gli edifici scolastici italiani rischiano di rimanere insicuri e di continuare a spendere ogni anno 1,3 miliardi di Euro per l’energia. Per molti comuni, infatti, i bandi rimangono inaccessibili e i progetti più urgenti di messa in sicurezza e riqualificazione energetica non partono. che non si può più far slittare la messa in sicurezza delle scuole italiane.
«Le scuole italiane possono e devono diventare un grande cantiere di innovazione diffusa, uscendo così da una situazione di arretratezza e insicurezza, di sprechi, per restituire alle città e agli studenti spazi sicuri e adatti a una moderna didattica» ha dichiarato Rossella Muroni, presidente di Legambiente.
«Il terremoto di Amatrice, che ha provocato il crollo di un edificio scolastico su cui erano stati realizzati nel 2012 interventi di ristrutturazione per 700mila euro, e il sisma dello scorso 30 ottobre, ci ricordano drammaticamente quanto sia urgente partire da queste due priorità, fissando obiettivi chiari negli interventi, per avere edifici più sicuri e adeguati alle esigenze delle persone che li abiteranno. Per questo chiediamo al Governo di partire subito con un piano di messa in sicurezza di tutte le scuole nelle aree 1 e 2 di rischio sismico» ha aggiunto.
Per accelerare la riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico, l’associazione ambientalista tra le proposte presentate oggi chiede il completamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica per avere entro il 2020 un fascicolo del fabbricato per ognuna delle 43mila scuole esistenti in Italia, con tutte le informazioni e certificazioni indispensabili a individuare problemi e priorità di intervento.
Da Nord a Sud: la situazione delle scuole italiane
Il Rapporto evidenzia inoltre come il 40% delle scuole si trova in aree a rischio sismico e il 3% in aree a rischio idrogeologico. Sul fronte della sicurezza anti simica, cresce la percentuale media degli edifici che hanno effettuato verifiche di vulnerabilità sismica, che passa da circa il 25% dello scorso anno al 31%.
Ma rimane troppo bassa la media nazionale di quelli costruiti secondo criteri anti sismici, meno del 13%.
Ancora forti le differenze tra Nord e Sud, con i capoluoghi di provincia del Mezzogiorno che dichiarano di avere tre scuole su quattro in aree a rischio sismico e una necessità di interventi di manutenzione urgenti che è del 58,4%, quasi venti punti percentuali in più della media nazionale.
Il settentrione, invece, mantiene una discreta capacità di investimenti, ad esempio nella manutenzione straordinaria, con 62.807 euro ad edificio, cifre in media 5 volte maggiori delle altre aree del Paese.
L’analisi evidenzia le difficoltà relative ai programmi di finanziamento degli interventi sul patrimonio edilizio scolastico come, ad esempio, #scuolesicure, che vede andati a buon fine il 60% degli interventi finanziati. Il Fondo protezione civile, destinato all’adeguamento anti sismico, vede solo un 35% di interventi conclusi.
A parte i fisiologici tempi di realizzazione degli interventi, c’è una diffusa difficoltà da parte degli Enti Locali nel partecipare ai bandi e nella capacità di progettare e realizzare gli interventi.
Complessivamente il 71% degli interventi avviati è stato di tipo non strutturale (19.724 interventi) e questo spiega perché non si vedono ancora grandi miglioramenti nella condizione strutturale della nostre scuole.
Sul fronte della sostenibilità le scuole costruite secondo i criteri della bioedilizia non arrivano all’1% rispetto al campione d’indagine. Sulla partita dell’innovazione e della qualità ambientale, gli interventi proseguono ancora troppo a rilento rispetto ai vantaggi che possono apportare sia in termini di risparmi che di qualità della gestione a lungo termine.
Le scuole che utilizzano fonti di energia rinnovabile sono il 16,6% con il sud che, questa volta, presenta risultati migliori rispetto al Nord e di quasi cinque punti percentuali superiori rispetto alla media nazionale.
La Puglia è la regione che utilizza più rinnovabili nelle scuole (66,7%), seguita da Veneto (34,2%), Abruzzo (31,4%), Trentino (30,4%) e Emilia Romagna (30%). Maglia nera per il Molise e la Val d’Aosta, dove in nessuna scuola di Aosta e Campobasso si utilizzano le fonti rinnovabili.
Dati positivi arrivano dalla raccolta differenziata: nelle scuole si differenziano soprattutto carta (82,8%), plastica (78,5%), vetro (70,5%) e alluminio (60,6%). In aumento anche la raccolta delle pile che passa dal 55% del 2014 al 58,3% del 2015 e del toner che tocca il 62,5%.
La classifica delle scuole migliori: in vetta c’è Piacenza
Quest’anno a conquistare il podio della classifica è Piacenza, che spodesta Trento (3°) e primeggia su Parma (2°) grazie a dati di eccellenza legati alla sicurezza, alla riqualificazione degli edifici ma anche alle buone pratiche relative alla mobilità.
Piacenza vanta tra l’altro 15 linee di pedibus che coinvolgono 7 scuole cittadine, aree di sosta di fronte le scuole e attraversamenti pedonali. L’87% delle mense scolastiche offrono pasti bio e prodotti di origine controllata come IGP e DOP, la metà degli edifici utilizza energie alternative e il comune di Piacenza vanta una scuola in classe A.
Secondo posto in graduatoria per Parma, che torna dopo due anni di assenza dimostrando il suo impegno investendo mediamente per edificio nella manutenzione ordinaria (157.976 euro) e dotando tutte le scuole di certificazioni di collaudo statico, agibilità, prevenzione incendi e impianti elettrici a norma.
A seguire nella classifica le due new entry Prato (4º) e Bergamo (5º), e poi Reggio Emilia (6º), particolarmente attenta ai progetti educativi.
Pordenone (8º) usa i fondi che provengono dai risparmi in bolletta e dai conti energia per riqualificare gli edifici scolastici, mentre a Verbania (9º), dove negli ultimi 5 anni sono stati eseguiti lavori di manutenzione straordinaria, si fa la raccolta differenziata di tutti i materiali e nell’80% delle mense scolastiche vengono utilizzati pasti bio.
Chiude la top ten Biella (10º) che migliora la classe energetica degli edifici con due terzi degli immobili in classe B e C. Il Sud resta sempre in coda, ad eccezione di Chieti (30º), L’Aquila (38°), Napoli (39º) e Lecce (42º) che si posiziono a metà graduatoria.