L’associazione presenta un esposto alla Corte dei Conti
ROMA – «Siamo ovviamente felici per la liberazione di Danilo Calonego e Bruno Cacace, ma riteniamo che nell’interesse dei cittadini debba essere fugato ogni dubbio sul possibile pagamento di un riscatto da parte dello Stato».
È quanto chiede il Codacons dopo la notizia della liberazione di Bruno Cacace, 56enne di Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo, e Danilo Calonego, 66 anni, bellunese, i due tecnici italiani rapiti in Libia lo scorso 19 settembre.
I due connazionali erano stati sequestrati assieme a un loro collega canadese a Ghat, nel sud del Paese nordafricano.
Dopo settimane di prigionia sabato è finito l’incubo e i nostri connazionali hanno fatto rientro in Italia. Il Codacons avanza però dubbi su un possibile pagamento di un riscatto dietro la liberazione dei due tecnici italiani, e chiede alla Corte dei Conti di fare chiarezza sull’episodio.
«Fonti della sicurezza algerina hanno parlato di recente di un riscatto da 4 milioni di euro chiesto dai rapitori per il rilascio dei prigionieri, notizia rilanciata dal sito web Middle East Eye» sottolinea l’associazione.
Per questo il Codacons ha annunciato un esposto alla Corte dei Conti affinché faccia luce sul caso, e perché verifichi le spese sostenute dal nostro Paese relativamente al rapimento dei due italiani.
«La nostra richiesta è che qualsiasi uscita di denaro pubblico per i due tecnici rapiti sia interamente rimborsata dalla CON.I.COS., società per cui lavoravano in Libia i due italiani e che è stata contestata per le inadeguate misure di sicurezza adottate a loro tutela» conclude l’associazione.