Dai “grandi elettori” al “numero magico” 270: le presidenziali in dieci punti
ROMA – Svuotata ormai delle ultime suppellettili della famiglia Obama, “costretta” al trasloco dopo otto anni, la Casa Bianca si prepara ad accogliere il suo nuovo inquilino.
Chi vi farà ingresso per stabilirsi quattro anni, tra la candidata dei democratici Hillary Clinton e quello dei repubblicani Donald Trump, si saprà solo stanotte quando chiuderanno le urne e il mondo conoscerà il nuovo presidente degli Stati Uniti.
Con la maratona elettorale delle presidenziali americane che ha preso il via stamani alle 12 ora italiana con l’apertura dei seggi, in molti stanno cercando di districarsi tra termini specifici utilizzati dai commentatori. “Swing state” o “grandi elettori” sono solo due esempi.
In tanti però, più semplicemente, in queste ore di attesa si chiedono come funziona l’elezione del presidente degli Stati Uniti.
Proviamo a spiegarvelo in dieci punti, partendo dal fatto che stanotte sarà eletto il 45º presidente degli Stati Uniti. Sarà il successore di Barack Obama, che ha concluso la sua avventura dopo due mandati. È infatti questo il limite massimo ineleggibile in previsto dal XXII° emendamento della Costituzione americana. Oltre all’elezione del presidente ci sarà anche quella dei 438 membri della Camera dei rappresentanti e di 34 membri (un terzo) del Senato.
- Le elezioni presidenziali americane si tengono ogni quattro anni nel cosiddetto “Election Day” che ricorre il martedì successivo al primo lunedì di novembre dell’ultimo anno del mandato del presidente in carica. La scelta serve ad evitare che il giorno delle elezioni cada il 1º novembre, che è un giorno festivo.
- L’elezione del presidente americano non avviene in maniera diretta da parte degli elettori ma in forma semidiretta, attraverso il Collegio elettorale degli Stati Uniti, formato dai cosiddetti “grandi elettori”. Questi ultimi sono scelti dai cittadini, con metodi stabiliti dai singoli stati federali.
- Il Collegio elettorale è formato in tutto da 538 “grandi elettori”. Ogni stato contribuisce con un numero diverso di questi delegati a seconda di quanti sono i suoi abitanti. Il numero minimo di “grandi elettori” che uno stato può avere è 3.
- Il candidato presidente che ottiene la maggioranza assoluta dei voti in uno Stato ottiene anche tutti i “grandi elettori” di quello stesso Stato. Le uniche eccezioni sono quelle del Nebraska e del Maine.
- A elezioni avvenute, i “grandi elettori” si riuniscono ciascuno nella capitale dei rispettivi Stati il lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre. In questa occasione procedono alla elezione del presidente e del vice presidente
- Il 6 gennaio il Congresso degli Stati Uniti a Camere congiunte apre le buste e conteggia i voti che ciascun “grande elettore” ha espresso.
- Per diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti, Hillary Clinton e Donald Trump hanno bisogno del voto di almeno 270 “grandi elettori”. È questa la soglia che permette di entrare alla Casa Bianca.
- Se nessuno dei due candidati raggiunge il “numero magico” (270) si verifica il cosiddetto “scenario 1824”. Prende il nome dall’anno in cui il Collegio elettorale votò quattro candidati senza che nessuno raggiungesse la maggioranza assoluta. Si applicò allora, per la prima e unica volta nella storia, il XII° emendamento.
- In base a quanto previsto dal XII° emendamento se nessun candidato raggiunge la maggioranza dei voti elettorali il presidente è scelto dalla Camera dei Rappresentanti fra i tre candidati che hanno ricevuto più voti. Ma in questa votazione si vota per Stati: i rappresentanti di uno stesso Stato dispongono, collettivamente, di un solo voto. Un secondo ballottaggio per la scelta del vicepresidente si tiene al Senato, con un voto per ogni senatore.
- Il mandato del prossimo presidente degli Stati Uniti inizierà il 20 gennaio 2017 in quello che negli States è comunemente chiamato “Inauguration Day”.