Riordino settore giochi: prevista anche una drastica riduzione dei punti vendita
ROMA – «Prendo positivamente atto della sostanziale condivisione, da parte di Regioni ed enti locali, del documento presentato dal Governo sulla riforma dei giochi».
Dopo mesi di discussioni, rinvii e fumate nere, Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, può finalmente ritenersi soddisfatto, al termine della seduta odierna della Conferenza Unificata.
Alla base della proposta fatta agli enti locali c’è la significativa riduzione, circa il 33%, delle slot sul territorio nazionale.
Gli apparecchi passeranno entro il 2017 dagli attuali 398 mila presenti sul mercato a 265 mila. Le slot, riferisce Agipronews, saranno quindi 133mila in meno: 114 mila saranno tolte da bar e tabacchi (oggi sono 221 mila) e 19 mila dagli esercizi generalisti secondari.
Forte anche la riduzione dei punti vendita abilitati alla installazione delle slot. Oggi sono circa 90 mila (di cui 56 mila bar, 13 mila tabacchi e il resto diviso fra sale giochi, Bingo e scommesse), con la riforma diverranno in una prima fase circa 60 mila (con l’eliminazione delle citate 133 mila slot).
Poi il taglio sarà ancora più drastico, perché nella proposta del Governo si parla di una successiva, “programmata eliminazione” delle slot da bar e tabacchi. In questo modo, i locali in cui saranno presenti le slot si ridurranno a 10 mila sale scommesse (come previsto dalla Legge di Stabilità 2016) 5 mila sale giochi e 3 mila sale Vlt e Bingo.
A queste si aggiungeranno gli esercizi che potranno ospitare gli apparecchi in locali separati e che saranno divisi in esercizi di “classe A” e “classe B”.
I punti vendita di classe A dovranno rispettare alcune regole (controllo all’ingresso, rispetto di vincoli architettonici, formazione degli addetti, misure anti ludopatia) e non saranno soggetti ai divieti imposti dai comuni, relativi alla distanza da punti sensibili (scuole, ospedali, ecc).
I punti vendita di classe B saranno invece soggetti alle restrizioni regionali e comunali e dovranno comunque ottemperare ad alcune normative riguardanti metratura e presenza di aree separate.
La prospettiva di una forte riduzione dei punti vendita ha permesso al Governo di ammorbidire la resistenza degli enti locali, attestati fin dall’inizio della trattativa su una linea di forte intransigenza.
Le posizioni rimangono invece ancora piuttosto distanti per quanto riguarda l’orario di apertura delle sale: il Governo propone 12 ore, gli enti locali chiedono di scendere a un massimo di 8-10 ore.
Tra le altre misure previste, una riguarda in particolare le Videolottery: saranno vietate giocate di valore superiore a 200 euro. Oggi è possibile introdurre nell’apparecchio anche 500 euro.
L’accordo Governo-enti locali per sbloccare i bandi di gara
Il lungo confronto tra enti locali e Governo in materia di giochi nasce dalla Legge di Stabilità 2016, la quale prevedeva che entro il 30 aprile 2016 in sede di Conferenza unificata, dovessero essere definite «le caratteristiche dei punti di vendita ove si raccoglie gioco pubblico, nonché i criteri per la loro distribuzione e concentrazione territoriale a fine di garantire i migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell’ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori e di prevenire il rischio di accesso dei minori di età».
Il termine del 30 aprile per una soluzione concordata fra Governo e Regioni si è ben presto rivelato utopistico, per la distanza delle parti.
Regioni e comuni in molti casi si sono già dotati di regolamenti in materia di giochi, che intervengono in almeno tre direzioni. Restringono gli orari d’apertura di sale giochi e corner; disciplinano gli orari di esercizio delle slot; stabiliscono distanze da luoghi sensibili (scuole, parchi, impianti sportivi, luoghi di culto, ecc.) entro cui proibire la collocazione di locali che offrono gioco. Regolamenti regionali e ordinanze comunali hanno via via composto un quadro difficilmente conciliabile con le linee dettate dal Governo.
Ciò ha provocato il reiterato slittamento di ogni ipotesi di riordino concordato. La mancanza dell’accordo ha bloccato fino a oggi la realizzazione di un altro punto della Legge di Stabilità 2016, quello relativo ai nuovi bandi di gara per scommesse e bingo, che in teoria dovevano essere indetti entro il 1° maggio del 2016.
In assenza di un piano di riordino, le aziende sarebbero infatti chiamate a decidere l’acquisto di concessioni senza avere indicazioni chiare su come e dove esercitarle. Gli ampi spiragli aperti dopo la seduta odierna della Conferenza Unificata possono sbloccare la situazione.