Le stime di OpenPolis: se vince il “Sì” taglio di spesa di 86 milioni
ROMA – A poche ore dal referendum sulle riforme costituzionali la campagna elettorale è agli sgoccioli. Uno dei temi caldi che ha accompagnato questa lunga contesa tra fronte del “Sì e del “No” ha riguardato i possibili risparmi previsti dalla riforma del Governo.
La scheda elettorale cita infatti nel quesito referendario il contenimento dei costi della politica. Un tema, questo, sul quale lo scontro tra il premier Renzi e il Movimento 5 stelle è stato particolarmente aspro.
Ma a quanto ammontano i risparmi previsti dalle riforme costituzionali varate dall’Esecutivo?
In vista del voto di domenica 4 Dicembre ha provato a calcolarlo l’associazione OpenPolis.
I tagli alla spesa contenuti nella riforma
Il cosiddetto “pacchetto” Boschi interviene su più livelli istituzionali. Per alcune voci è possibile calcolare risparmi “certi” in quanto di diretta applicazione della riforma. Altri dipenderanno invece da come sarà applicata la riforma, in caso di vittoria del “Sì”.
Spacchettando le voci che riguardano il contenimento dei costi della politica troviamo, ad esempio, la riduzione dei Senatori (da 315 a 95) e il taglio delle loro indennità. Ma anche l’eliminazione del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.
In totale i risparmi “certi” ammontano a 86 milioni di euro (86.034.569,25 milioni di euro per la precisione). I risparmi eventuali, possibili solo con ulteriori norme successive all’approvazione della riforma, sono invece poco più di 30 milioni.
I risparmi “certi” della riforma
Vediamo punto per punto quali sono i risparmi che si potranno ottenere se il “Sì” alla riforma vincerà al referendum.
- Indennità dei senatori (40.5 milioni di euro). La riforma prevede l’abolizione delle indennità dei senatori di nuova nomina ed elezione mentre restano quelle dei senatori a vita.
- Diaria dei senatori (9.2 milioni di euro). È calcolata la diaria non più corrisposta ai 215 senatori che non sarebbero più a Palazzo Madama.
- Assicurazioni dei senatori (1,27 milioni di euro). Il calcolo si riferisce alle polizze dei 215 senatori aboliti.
- Abolizione del Cnel (2,89 milioni di euro). Restano invariate però le spese per i dipendenti e le strutture.
- Gruppi politici nelle regioni (32 milioni di euro). È la cifra dell’abolizione dei contributi ai gruppi nei consigli regionali di tutte le regioni italiane.
I risparmi potenziali della riforma
Accanto alle spese che sparirebbero con certezza per diretta applicazione della legge ce ne sono altre che, per ora, sono solo potenziali. Facciamo un esempio.
«Se su indennità e diaria è abbastanza semplice stimare il risparmio, più complesso è calcolare le economie per gli altri rimborsi spese che oggi spettano ai senatori» spiega Openpolis.
«Poiché questi vengono corrisposti per servizi e dotazioni che la regione già fornisce al consigliere regionale (ad esempio gli strumenti informatici), si potrebbe ipotizzare che sarebbero aboliti. Ma non è possibile dirlo con certezza perché questo aspetto sarà disciplinato solo a riforma approvata, dopo il referendum» aggiunge l’associazione.
«Un altro scenario ipotizzabile è che i rimborsi vengano ridotti solo in proporzione al numero dei membri. In questo caso, visto che per queste voci il Senato ad oggi spende 22,6 milioni l’anno, il risparmio sarebbe di 15,6 milioni di euro. Ma, a differenza dei circa 50 milioni derivanti da diaria e indennità, questi sono ipotetici e dipenderanno da come verrà attuata la riforma» si legge ancora nel dossier.
Detto dei rimborsi, ecco gli altri punti della riforma che riguardano risparmi potenziali.
- Gruppi politici al Senato (14.6 milioni). Risparmio ipotetico in relazione alla diminuzione dei membri.
- Emolumenti dei consiglieri regionali (non stimabile). Non è chiaro se il tetto agli emolumenti riguarderà solo l’indennità dei consiglieri regionali o anche i rimborsi.