I dati della relazione annuale al Parlamento del Ministero della Salute
ROMA – Nel 2015 il numero di interruzioni volontarie di gravidanza in Italia si attesta sotto le 90mila, in caso del 9,3% rispetto all’anno precedente. Sono infatti 87.639 le interruzioni volontarie di gravidanza notificate dalla regioni nel corso del 2015, mentre nel 2014 erano state 96.578.
Le interruzioni volontarie di gravidanza si sono più che dimezzate rispetto alle 234.801 del 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto in Italia.
Le cifre emergono dalla Relazione inviata al Parlamento dal ministero della Salute lo scorso 7 dicembre che contiene i dati definitivi relativi del 2014 e 2015 sull’attuazione della L.194/78 che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG).
I dati elaborati sono stati raccolti dal Sistema di Sorveglianza Epidemiologica delle IVG, che vede impegnati l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il ministero della Salute e l’Istat da una parte, le Regioni e le Province autonome dall’altra.
Il monitoraggio avviene a partire dai modelli D12 dell’Istat che devono essere compilati per ciascuna IVG nella struttura in cui è stato effettuato l’intervento.
Come sottolinea il dicastero, tutti gli indicatori confermano il trend in diminuzione. Il tasso di abortività (numero di IVG per 1000 donne tra 15 e 49 anni), che rappresenta l’indicatore più accurato per una corretta valutazione, è stato del 6,6 per 1000 nel 2015 (-8.0% rispetto al 2014 e -61.2% rispetto al 1983). Era 7,1 nel 2014.
Il rapporto di abortività (numero delle IVG per 1000 nati vivi) nel 2015 è risultato pari a 185,1 per 1000 con un decremento del 5,7% rispetto al 2014. Anno, quest’ultimo, in cui questo valore è stato pari a 196,2 (da considerare che in questi due anni i nati sono diminuiti di 18.666 unità), con un decremento del 51.5% rispetto al 1983 (quando era 381,7).
Rimane elevato il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza da parte delle donne straniere (31% sul totale del 2015 e 33% sul totale del 2014 rispetto al 7% del 1995).
In generale sono in diminuzione i tempi di attesa e la mobilità fra le regioni e province è in linea con quella di altri servizi del Servizio Sanitario Nazionale. Il 92,2% delle IVG nel 2015 viene effettuato nella regione di residenza, di cui l’87,9% nella provincia di residenza.
Riguardo l’esercizio dell’obiezione di coscienza e l’accesso ai servizi di interruzione volontaria, la Relazione conferma quanto osservato nelle precedenti.
Su base regionale e, per quanto riguarda i carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore, anche su base sub-regionale, non emergono criticità nei servizi. In particolare, emerge che le IVG vengono effettuate nel 59.6% delle strutture disponibili, con una copertura adeguata, tranne che in Campania, Molise e nella Provincia autonoma di Bolzano.