Gli italiani le vogliono davvero? O preferiscono un’altra classe dirigente?
ROMA – Di riforme in riforme, costituzionali, istituzionali, e chi più ne ha più ne metta, ci troviamo dopo fiumi di inchiostro e di parole alla casella di partenza o lì vicino. Come in un gioco dell’oca.
Tant’è che in questi giorni si torna a votare per le province…certo, non direttamente gli elettori, votano i consiglieri comunali e i sindaci… ma è illuminante.
Non sarà che era proprio sbagliato l’assunto di fondo, divenuto via via vero e proprio assillo, che per ripartire il Paese aveva bisogno soprattutto di riforme?
A guardare la valanga di no che gli elettori hanno riversato nelle urne parrebbe proprio di sì. Sono l’ultima preoccupazione. Forse i cittadini vogliono semplicemente una classe dirigente nuova che sappia proporre nuove sfide al Paese.
Insomma, a ben vedere sono diventate il balocco con cui tutti giocano e il Paese delle riforme annunciate rischia di diventare il paese dei balocchi. Giochi di parole a parte bisognerà che la politica rimetterà al centro i cambiamenti nella struttura economica sociale e occupazionale del Paese. Quelle che in altri tempi si chiamavano riforme strutturali.