L’associazione mette in guardia il Governo: «Serve approccio pragmatico»
ROMA – Il tema del boom dei voucher per le prestazioni lavorative scalda gli ultimi giorni del 2016 sul fronte politico. La crescita esponenziale della modalità di pagamento per le prestazioni lavorative è destinata però ad accompagnare anche l’inizio del nuovo anno.
Mentre sale l’attesa per la sentenza dell’11 Gennaio sull’ammissibilità dei quesiti referendari della Cgil per abolire parte del Jobs Act, il Governo studia misure per mettere un freno ai voucher.
L’ipotesi che circola in queste ore è un nuovo abbassamento del tetto annuo, con un ritorno dai 7mila euro attuali a 5mila massimi cumulabili. Altra ipotesi è la riduzione a poche prestazioni e categorie di lavoratori. L’esecutivo e il ministro Poletti lavorano anche a misure per aumentare i controlli e inasprire le sanzioni ai datori di lavoro che abusano dei voucher.
Secondo gli ultimi dati Inps, nel periodo gennaio-ottobre 2016 sono stati venduti 121,5 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro. L’incremento, rispetto ai primi dieci mesi del 2015, è pari al 32,3% (nei primi dieci mesi del 2015, la crescita dell’utilizzo, rispetto al 2014, era stata pari al 67,6%).
«Apprezziamo la grande attenzione politica e mediatica sul tema. Ma sollecitiamo un approccio rigorosamente pragmatico e senza pregiudizi sugli usi corretti (da proteggere) e sugli abusi (da reprimere) che hanno interessato questo strumento» sottolinea in una nota la Cna.
«L’alternativa ai voucher sarebbe quella di far ripiombare tutto, e tutti, nella jungla del lavoro nero. E i voucher sono nati per combatterlo: una finalità che continuiamo a sottoscrivere. Piuttosto chiediamo una revisione accurata di questo strumento per rendere la vita impossibile, o perlomeno molto difficile, a chi vuole continuare ad abusarne. Non buttiamo il bambino con l’acqua sporca» conclude Cna.