Le Rsu capitoline chiedono di sottoscrivere l’accordo dopo il referendum interno
ROMA – È cominciato stamani alle 12 il tavolo convocato al Ministero dello Sviluppo Economico per salvare gli oltre 1600 dipendenti della sede romana di Almaviva.
L’obiettivo del dicastero, rappresentato oggi dalla viceministro Teresa Bellanova, è di scongiurare i licenziamenti dei lavoratori del sito capitolino, inattivo dallo scorso 22 Dicembre.
Il Governo, che era intervenuto prima di Natale riuscendo a raggiungere un accordo di mediazione tra le parti, ora scende di nuovo in campo.
L’accordo infatti non è stato siglato dalle Rsu romane, a differenza di quelle di Napoli, e Almaviva ha già fatto partite le prime lettere di licenziamento.
Un referendum interno tra i dipendenti della sede romana del call center ha spinto però i sindacati al dietrofront e alla richiesta di un nuovo tavolo al Mise per sottoscrivere l’accordo.
In questo modo gli oltre 1600 dipendenti potrebbero usufruire degli ammortizzatori sociali fino al 31 Marzo 2017, data limite prevista dall’accordo per una soluzione alla vertenza.
La posizione dell’azienda, espressa ieri con un comunicato, non lascia troppe speranze. Da parte dell’azienda l’indisponibilità a ritoccare l’accordo facendovi rientrare anche Roma è stata totale.
Marco Del Cimmuto, segretario nazionale della Slc Cgil, ha lanciato un appello chiedendo ai vertici di Almaviva un ripensamento.
«Soltanto chi è miope o accecato da sentimenti vendicativi nei confronti dei propri lavoratori, può ignorare quanto emerso dalla consultazione dei dipendenti Almaviva di Roma. Un passaggio democratico dovuto su una vicenda drammatica che soltanto un’intesa raggiunta a sirena già suonata (l’accordo è stato firmato alle ore 03:00 del 22 dicembre) ha impedito come invece sarebbe stato naturale essere» afferma.
«Come si può non capire, di fronte ad oltre 1600 licenziamenti, quanto sia naturale che vi possa essere una consultazione democratica che permetta ai diretti interessati di esprimersi liberamente?» prosegue.
«Ci auguriamo che Almaviva riveda la propria posizione, e ci appelliamo anche alle istituzioni affinché garantiscano il rispetto di un diritto di base dei lavoratori. Diversamente l’azienda porterà la grave responsabilità dei propri atti con gli inevitabili riflessi negativi anche sulla operatività del già difficile tavolo previsto dall’intesa del 22 dicembre» aggiunge.
«È sconcertante come non vengano considerate le ripercussioni sociali di oltre 1600 licenziamenti, fra cui si annoverano numerose famiglie composte da dipendenti dell’azienda. Una tragedia annunciata e resa ancora più grave da un contesto produttivo ed occupazionale locale non favorevole. Le istituzioni, in primis il Governo, non possono ignorare le persone coinvolte. I processi democratici non possono spaventare né diventare alibi per licenziare» conclude.