Il Codacons in campo: «Ennesimo passo falso dell’amministrazione»
ROMA – Una nuova tegola si abbatte sul comune di Roma ed è nuovamente bufera sul Campidoglio e sulla giunta guidata dalla sindaca, Virginia Raggi.
In Rete è diventata virale, in poche ore, la protesta per la campagna pubblicitaria del Comune sui musei della Capitale, ispirata in modo palese alla pagina Facebook “Se i quadri potessero parlare”.
Stefano Guerrera, autore delle irriverenti riproduzioni di quadri famosi – tra l’altro raccolte in 3 diversi libri – ha deciso di rivolgersi al Codacons per tutelare i propri diritti.
«Le immagini cui il Comune sembra essersi ispirato per la campagna natalizia sui musei sono infatti regolarmente depositate alla Siae e pubblicate in tre diversi libri editi da Rizzoli» spiega il Codacons.
«Per questo abbiamo deciso di assistere legalmente l’autore Stefano Guerrera, presentando una diffida urgente all’amministrazione comunale in cui si chiede la sospensione immediata della campagna pubblicitaria sui musei ed il ritiro di tutte le immagini da autobus, cartelloni, siti web e quotidiani» aggiunge l’associazione dei consumatori.
Ma non è tutto perché il Codacons sta anche valutando un’azione risarcitoria da intentare nei confronti del Comune di Roma per i danni arrecati al creatore della pagina “Se i quadri potessero parlare”.
Il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, parla di «ennesimo passo falso del Comune» e spiega che «ispirarsi ad un giovane autore per una campagna pubblicitaria, prendendo spunto da una seguitissima pagina Facebook e dai libri che ne sono seguiti, potrebbe costare caro all’amministrazione».
«La normativa italiana protegge il diritto d’autore e la creatività degli autori» conclude Rienzi.
«È un peccato che sia stata sprecata quest’occasione, nonostante io abbia espresso più e più volte la mia totale disponibilità a collaborare con le istituzioni» aggiunge Stefano Guerrera.
«Non credo assolutamente di aver inventato qualcosa da zero, ma le modalità di espressione usate nella campagna sono altamente riconoscibili e riconducibili a quello che ho fatto su Internet e non, come dimostrano i numerosi messaggi di solidarietà ricevuti negli ultimi giorni».