Le stime della Cgia di Mestre per il 2017: indicatori economici in chiaroscuro
ROMA – L’economia italiana avrà bisogno di altri otto anni per vedere i suoi indicatori sui livelli pre crisi. È quanto emerge dall’ultima analisi dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, che ha diffuso le stime sugli indicatori economici per il 2017.
Il nuovo anno, secondo l’indagine degli artigiani di Mestre, sarà in chiaroscuro per l’Italia. Al netto di eventuali manovre correttive, la pressione fiscale è destinata a scendere di 0,3 punti percentuali (attestandosi così al 42,3%) .
Il Prodotto interno lordo dovrebbe aumentare invece di circa un punto. Sul fronte del lavoro, il numero degli occupati dovrebbe crescere di quasi 112.000 unità. L’esercito dei disoccupati dovrebbe scendere di 84.000 persone.
«A fronte di questi dati positivi, preoccupa, invece, la mole di tempo che sarà necessaria per ritornare ai livelli pre crisi (ovvero il 2007)» afferma la Cgia.
Infatti, stando ai dati di contabilità nazionale pubblicati dall’Istat il 23 settembre 2016 e relativi al Pil reale (concatenato al 2010) e alle previsioni di Prometeia sugli scenari delle economie locali di ottobre 2016, l’Italia dovrebbe recuperare gli 8,7 punti percentuali di Pil persi tra il 2007 e il 2013 solo nel 2024, vale a dire fra 7 anni. L’Ufficio studi della Cgia segnala che nel 2016 l’economia italiana è “precipitata” ai livelli del 2000, ovvero di 16 anni fa. 7
I consumi delle famiglie, crollati di 7,6 punti percentuali con la crisi, li dovremmo “riconquistare” entro il 202. Ci vorrà invece ancora più tempo (non prima del 2032) per recuperare i 28 punti percentuali circa di investimenti bruciati in questi anni.
Preoccupante anche la situazione relativa al mercato del lavoro. Se tra il 2007 e il 2013 il tasso di disoccupazione è quasi raddoppiato, passando dal 6,1% al 12,1%, le previsioni delle dinamiche occupazionali dell’Istat e di Prometeia stimano che il livello dei senza lavoro (attualmente all’11,5 per cento circa) dovrebbe ritornare al 6% solo nel 2032 (tra ben 15 anni), mentre l’occupazione pre crisi nel giro di un paio d’anni (2018-2019).
«Sebbene le tasse siano destinate a scendere grazie, in particolar modo, alla riduzione dell’Ires che interesserà solo le società di capitali e l’occupazione è destinata ad aumentare in virtù della fiducia ritrovata tra i piccoli imprenditori la ripresa economica del nostro Paese rimane ancora molto debole e ben al di sotto della media Ue» dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo.
«Se nel 2017, come riportano le ultime previsioni economiche elaborate dalla Commissione europea, il nostro Pil dovrebbe attestarsi attorno all’1%, in Ue, invece, è destinato a toccare l’1,6% . Tra tutti i 28 paesi dell’Unione, solo la Finlandia registrerà quest’anno una crescita più contenuta della nostra» aggiunge.
«A differenza di quanto è successo per buona parte del 2016, speriamo che il Governo Gentiloni torni a discutere e a decidere sui grandi temi. Come creare lavoro, quali politiche industriali sviluppare, come affrontare le sfide che l’economia internazionale ci pone. Abbiamo bisogno di intervenire su questi argomenti, altrimenti rischiamo di veder aumentare le disuguaglianze sociali che stanno minando la coesione sociale del nostro Paese» conclude il segretario della Cgia, Renato Mason.