Lo spettacolo della stracittadina di A2 vinta dalle Vu Nere 87-86 dopo un supplementare
ROMA – Dici “Basket City” e, in Italia, non puoi non pensare al derby cestistico di Bologna tra la Virtus e la Fortitudo.
È tornata dopo otto lunghissimi anni la stracittadina del capoluogo emiliano. L’incontro-scontro tra bianconeri e biancoblu, due società dal passato glorioso e che stanno cercando di tornare nella palla a spicchi che conta.
Tasso tecnico, ovviamente, ben lontano da quello di fine secolo ed inizio terzo millennio. In palio non c’era una finale scudetto, un play off di Eurolega o un duello tra Jack Galanda e Manu Ginobili.
Eppure il derby numero 104 è stato avvincente, combattuto e seguito da un pubblico caldissimo e numeroso (9mila spettatori) che è di fatto un record per la serie A2.
Il derby di Bologna: da Danilovic a Myers, i momenti indimenticabili
Tutti hanno ancora in mente il leggendario tiro di Danilovic che con un gioco da quattro punti – tripla più fallo di Dominique Wilkins – regaló uno storico scudetto alla squadra di coach Messina.
Sportivi, appassionati e addetti ai lavori non hanno dimenticato la grande prestazione di capitan Carlton Myers nella supercoppa dell’autunno 1998.
Tanti sono gli episodi, gli aneddoti e le sfide che si sono consumate tra l’allora Paladozza di Piazzale Azzarita, nel cuore di Bologna, e il Palamalaguti di Casalecchio di Reno, distante dalla “città delle due torri” appena una dozzina di chilometri.
Nel 1999 vi fu una fantastica semifinale alla final four continentale a Monaco di Baviera, vinta dalle V nere con un punteggio bassissimo. L’anno precedente la “F” di Seragnoli sconfisse gli odiati cugini nella gara che li lanció verso la prima vittoria in un trofeo nazionale, la Coppa Italia vinta poi in finale contro la Benetton Treviso.
Ma il derby di Bologna significa anche i tiri “ignoranti” di Gianluca Basile o la vicenda mercato Belinelli che portó il giovane campione di San Giovanni in Persiceto da una sponda all’altra.
Vuol dire anche le giocate signorili di “Le Roi” Rigaudeau, i flop del super play David Rivers e i pick and roll di Pozzecco e Van Den Spiegel da una parte contro le triple chirurgiche di Smodis e i letali tiri dalla media del “bimbo Nesterovic” dall’altra.
Il derby n°104 deciso solo al supplementare
Niente è andato perduto e finalmente, per il bene della pallacanestro, il derby di Bologna per una notte ha fatto dimenticare i fallimenti societari della ex Climamio e la retrocessione della compagine un tempo sponsorizzata Kinder.
Palcoscenico della stracittadina è stato il parquet dove alla fine del Novecento Charlie Recalcati consegnava il primo tricolore alla Fortitudo e Rashard Griffith portava la Virtus sul tetto d’Europa.
Ha vinto, dopo un supplementare, la Segafredo per 87-86, allungando a +6 in classifica – con due gare in meno giocate – sui cugini e conquistando così il titolo di campione d’inverno.
La Kontatto di Boniciolli (già protagonista di uno storico derby nel 2002, vinto, ma che gli costó lo stesso il posto in favore dell’indimenticabile Jasmin Repesa) ha condotto a lungo la gara.
Ma come da tradizione Mancinelli e compagni non sono riusciti a chiuderla nonostante avessero ancora la testa avanti dopo tre quarti di gara.
C’era tensione e vi sono stati disordini, note dolenti e dolorose di una partita carica di significati e con una storia decisamente importante.
Dentro al palazzo è stato un grande evento sportivo, che potrà aiutare la pallacanestro italiana a tornare ai massimi livelli.
Recuperando, perché no, anche altre grandi nobili decadute come Siena e Treviso.
Per adesso, ben tornato, vecchio e stupendo derby di Bologna.