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Fusione nucleare, l’eccellenza italiana sbarca in Giappone

La prima bobina italiana per il reattore sperimentale per la fusione nucleare JT-60SA

ENEA: il cuore del reattore sperimentale JT-60SA è Made in Italy

Il reattore sperimentale per la fusione nucleare JT-60SA

ROMA – Parla italiano il reattore sperimentale per la fusione nucleare JT-60SA che verrà completato nei prossimi due anni in Giappone con il progetto di ricerca internazionale Broader Approach.

Oggi a Naka, a 100 chilometri da Tokyo, si è celebrato l’avvio delle operazioni di assemblaggio del sistema magnetico, ovvero il “cuore” del reattore, concepito per produrre energia con la stessa reazione che avviene nelle stelle.

In prima fila nella realizzazione della componentistica hi-tech, l’ENEA e aziende italiane leader quali ASG Superconductors (famiglia Malacalza), Walter Tosto, OCEM Energy Technology e Poseico, oltre al Consorzio ICAS coordinato dalla stessa ENEA.

Il reattore euro-nipponico JT-60SA nasce nell’ambito dell’accordo Europa-Giappone da 660 milioni di euro. Nello specifico, saranno made in Italy nove delle 18 bobine necessarie a realizzare il sistema magnetico superconduttore del JT-60SA, una sorta di gigantesca “ciambella” per contenere il plasma ad altissime temperature.

Le bobine pesano 16 tonnellate ciascuna, sono alte 8 metri e larghe 4,5 metri e sono state realizzate da ASG Superconductors negli stabilimenti genovesi dove sono state anche inglobate nelle strutture di contenimento realizzate dalla Walter Tosto. Il tutto sotto la supervisione di ENEA.

«Si tratta di un risultato di grande rilievo per l’Italia e per l’ENEA in termini di ricadute scientifiche, economiche e di competitività», ha sottolineato il presidente Federico Testa.

«I programmi di ricerca internazionale sulla fusione Broader Approach e ITER, la fornitura di componenti avanzati dalle nostre industrie di punta ha superato ampiamente il miliardo di euro» ha aggiunto.

«Il nostro Paese ha conquistato un livello di eccellenza in questa grande sfida tecnologica e di innovazione per ottenere energia sicura, inesauribile e rispettosa dell’ambiente, in grado di sostituire i combustibili fossili a costi competitivi» ha concluso.

«La prima di queste nove bobine italiane è già in Giappone e la seconda arriverà entro fine gennaio», ha spiegato Aldo Pizzuto, direttore Dipartimento Fusione e Tecnologie per la Sicurezza Nucleare dell’ENEA.

«La terza e la quarta sono in Francia presso il CEA per il pre-assemblaggio e i test criogenici ed entro l’anno tutti e nove i magneti italiani saranno consegnati. L’assemblaggio del sistema superconduttore dovrebbe concludersi nella seconda metà del 2018 e l’anno dopo è previsto il primo plasma».

In questo progetto di eccellenza c’è anche una nota rosa. Le due prime bobine italiane sono state chiamate “Roberta” ed “Eleonora”, come le figlie di due ricercatori ENEA.

Invece a quelle francesi, che sono le restanti nove, è stato dato il nome di attrici famose. Le prime due sono “Annie” (Girardot) e “Brigitte” (Bardot).

L’eccellenza italiana nella ricerca sulla fusione nucleare

“Roberta”, la prima bobina italiana consegnata in Giappone

Oggi il nostro Paese dà un contributo rilevante ai principali programmi di ricerca internazionale sulla fusione (ITER, DEMO e Broader Approach). Inoltre è tra i partner principali delle agenzie europee EUROfusion e Fusion for Energy (F4E).

A livello nazionale, ENEA è il punto di riferimento nel progetto ITER, International Thermonuclear Experimental Reactor.

Il reattore sperimentale è in via di realizzazione in Francia, a Cadarache, nell’ambito di una collaborazione Europa, Giappone, Stati Uniti, Russia, Cina, India e Corea.

Il Dipartimento Fusione e Tecnologie della Sicurezza Nucleare, con i Centri di Ricerca di Frascati e del Brasimone, vanta professionalità e dotazioni strumentali di altissimo livello, riconosciuti quali eccellenze a livello internazionale.

Gli scienziati dell’ENEA sono stati tra i primi a realizzare impianti per lo studio dei plasmi a confinamento magnetico. Ma anche macchine per la fusione come il Frascati Tokamak (FT) e il Frascati Tokamak Upgrade (FTU).

Le attività sulla fusione hanno originato oltre 50 brevetti negli ultimi 20 anni, con ricadute significative per lo sviluppo e la competitività delle industrie nazionali.

Una nuova sfida tecnologica per il nostro Paese

L’Italia punta anche a realizzare all’interno dei confini nazionali un polo di ricerca scientifico-tecnologico tra i più avanzati al mondo per la fusione nucleare.

Un progetto da 500 milioni di euro e oltre 1.800 addetti per realizzare il Divertor Tokamak Test facility (DTT). Si tratta di un’infrastruttura strategica per lo sviluppo di tecnologie innovative e per la competitività dell’industria italiana.

Per informazioni sul progetto JT-60SA si può consultare il seguente link:

http://www.fusione.enea.it/PROJECTS/realizationJT60SA/index.html.it

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