Indagine Coldiretti: +200% di superficie coltivata nel nostro Paese negli ultimi tre anni
ROMA – Negli ultimi tre anni in Italia è scoppiata la “canapa mania” con un +200% dei terreni coltivati che oggi raggiungono quasi i tremila ettari.
È quanto afferma la Coldiretti in occasione dell’entrata in vigore, oggi, della legge numero 242 del 2 dicembre 2016. Il provvedimento riguarda le “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” nel nostro Paese.
Una legge che ha l’obiettivo di superare le diffidenze del passato e sostenere il boom del settore in atto in Italia.
Dai tessuti alla pasta, dalla birra ai cosmetici, dalla carta ai saponi, dai biscotti al pane passando per detersivi, vernici e mattoni per la bioedilizia, sono diverse le opportunità che offre il settore.
«La ricerca della naturalità nell’abbigliamento, nell’alimentazione e l’affermarsi di stili di vita più ecologici ha favorito la diffusione della canapa. È particolarmente versatile negli impieghi oltre che a basso impatto ambientale. Contribuisce infatti alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità» spiega la Coldiretti.
«Dalla canapa si ottengono eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia che, oltre a garantire un’alta capacità isolante assorbono anche CO2. Ma c’è pure il pellet di canapa per il riscaldamento che assicura una combustione pulita» aggiunge la Coldiretti.
Numerosi gli impieghi in campo alimentare, dai biscotti e dai taralli fino al pane e alla farina all’olio, le cui proprietà benefiche sono state riconosciute dal Ministero della Salute, dall’Oms e da numerose ricerche.
Il seme di canapa e gli alimenti derivati contengono, infatti, proteine che comprendono tutti gli amminoacidi essenziali, in proporzione ottimale e in forma facilmente digeribile.
«Dalla canapa – precisa la Coldiretti – si ricavano inoltre tessuti naturali. Ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza della fibra».
«Il boom della coltivazione della canapa è un’ottima dimostrazione della capacità delle imprese agricole di scoprire e sperimentare nuove frontiere e soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori» afferma il presidente della Coldiretti. Roberto Moncalvo.
«Proprio da queste esperienze di green economy si aprono opportunità di lavoro nelle campagne per una crescita sostenibile e la ripresa economica ed occupazionale» aggiunge.
Per la canapa italiana un ritorno ai fasti del passato
Per l’Italia si tratta in realtà di uno storico ritorno per una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare. L’Italia con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica).
Il declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche.
Un ruolo importante l’ha giocato anche la campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un’ombra su questa pianta.
ll Governo italiano nel 1961 sottoscriveva una convenzione internazionale chiamata “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” (seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui la canapa sarebbe dovuta sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore. Risale al 1975 invece la “legge Cossiga” contro gli stupefacenti. Negli anni successivi gli ultimi ettari coltivati a canapa scompaiono.
«Oggi la consapevolezza dell’esigenza di creare un quadro legislativo di minore rigidità per valorizzare le caratteristiche distintive della canapa italiana ha portato finalmente alla nuova legge. Nel Paese si sta verificando una rapida diffusione della coltivazione, dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli, Sicilia e Sardegna» conclude la Coldiretti.