Cosa cambia con le deleghe che hanno ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri. La seconda scheda
ROMA – Il futuro della scuola italiana si preannuncia ricco di cambiamenti. Dall’inclusione scolastica agli esami di stato, sono diverse le novità con il primo via libera del Consiglio dei ministri ai decreti attuativi della legge “Buona Scuola”.
Per la revisione del Testo unico sulla scuola, invece, sarà varato un disegno di legge delega specifico e successivo. I provvedimenti passano ora alle Commissioni parlamentari competenti e alla Conferenza Unificata per l’apposito parere.
Per la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli si tratta di «un primo passo. I testi finali saranno frutto della massima condivisione possibile».
«I decreti attuativi delle deleghe rappresentano la parte più innovativa e qualificante della legge 107. Rivelano e concretizzano la vera portata di riforma della Buona Scuola. Mettono le studentesse e gli studenti al centro di un progetto che punta a fornire loro un’istruzione e una formazione adeguate a standard e obiettivi internazionali» ha aggiunto.
«Comincia un percorso, è un punto di partenza. Aver dato il primo via libera in Consiglio dei ministri non significa pensare che i testi siano chiusi» ha concluso.
Di seguito ecco i contenuti degli otto decreti attuativi della Buona Scuola.
I decreti riguardano:
-il sistema di formazione iniziale e di accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado.
-la promozione dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità.
-la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale.
-l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni;
il diritto allo studio.
-la promozione e la diffusione della cultura umanistica.
-il riordino della normativa in materia di scuole italiane all’estero.
-l’adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli Esami di Stato.
Decreti attuativi: il capitolo dell’inclusione scolastica
Meno burocrazia, continuità didattica, formazione del personale docente e della comunità scolastica. Sono i punti chiave del decreto sull’inclusione scolastica.
Come spiega il Miur «propone un cambiamento culturale mettendo al centro le alunne e gli alunni con disabilità».
Per questi ultimi la scuola, attraverso il coinvolgimento di tutte le sue componenti, elabora un progetto educativo individuale.
Non sarà solo la gravità della disabilità a determinare le risposte offerte delle alunne e degli alunni. Si cercherà di determinare in senso più ampio i loro bisogni. L’attività di presa in carico degli alunni, nello specifico, sarà più condivisa.
La scuola fornirà al nuovo Gruppo di Inclusione Territoriale il Piano di inclusione, la valutazione diagnostico-funzionale e il progetto individuale per l’alunno. Entrambi costituiranno la base delle richieste all’Ufficio scolastico regionale.
Le novità riguarderanno anche gli insegnanti di sostegno, che saranno più formati e preparati.
Prevista infatti una formazione iniziale che prevede l’obbligo di 120 crediti formativi universitari (cfu) sull’inclusione scolastica (non più 60 come è oggi).
Riguarderà tutti i gradi di istruzione, e saranno 60 prima del percorso di specializzazione e 60 durante, il doppio rispetto ad oggi. Tutti i futuri docenti avranno nel loro percorso di formazione iniziale materie che riguardano le metodologie per l’inclusione e ci sarà una specifica formazione anche per il personale della scuola, Ata compresi.
La prima scheda sulle novità per la formazione iniziale e l’accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado è disponibile nella sezione “Scuola”.