Tra Fiorentina e Juventus non è mai solo una partita


Serie A: i bianconeri affondano al Franchi e il popolo viola esulta

L’esultanza dei giocatori viola

ROMA – Nel posticipo di domenica sera la Fiorentina ha battuto 2-1 la Juventus. E se è vero che tutte le partite di calcio valgono tre punti, è altrettanto innegabile che alcune significano qualcosa in più.

La sfida con i bianconeri, per il popolo viola, è una di quelle. Anzi è proprio quella.

In riva all’Arno, per i sostenitori gigliati, battere gli odiati rivali juventini è una sensazione speciale. Una gioia che non vale certo una stagione ma addolcisce e di molto una serata e, perché no, settimane intere.

Fiorentina e Juventus: storia di una rivalità

Un’azione del match del Franchi tra Fiorentina e Juventus (foto Twitter)

Tutto ebbe inizio domenica 16 maggio 1982. Alla vigilia della 30ª e ultima giornata di campionato Fiorentina e Juventus sono appaiate a 44 punti in testa alla classifica di serie A.

Lo scudetto si decide quindi negli ultimi 90 minuti. La Viola è impegnata al Sant’Elia contro il Cagliari. Al 15′ del primo tempo l’arbitro Mattei di Macerata annulla il gol del possibile 0-1 siglato da Ciccio Graziani. Motivo: una presunta irregolarità di Daniel Bertoni sul portiere Roberto Corti. Nonostante l’arrembaggio della squadra di Picchio De Sisti il match finirà 0-0 tra aspre polemiche.

Contemporaneamente la squadra di Bettega, Scirea e Cabrini si gioca il tricolore al Comunale di Catanzaro. Nella seconda frazione la squadra allenata da Trapattoni è ancora bloccata sulla parità. Ad una dozzina di minuti dallo scadere, però, l’arbitro Pieri di Genova assegna un rigore ai bianconeri per un fallo di mano di Costanzo Celestini sulla conclusione di Pietro Fanna. Il penalty verrà poi trasformato dall’irlandese Liam Brady.

Poco prima la terna arbitrale aveva sorvolato su una evidente gomitata di Sergio Brio a Carlo Borghi in area juventina. La Juventus vince il suo ventesimo scudetto, a Firenze nasce la canzone “Meglio secondi che ladri”.

Da Baggio a Pepito Rossi: momenti indimenticabili

Venticinque anni dopo il calcio è cambiato e con esso il tifo organizzato e la rivalità tra viola e bianconeri. Anche se resta e resterà sempre “la partita” per antonomasia per i toscani. La “remuntada” dell’ottobre 2013 con la tripletta di Pepito Rossi è ancora viva nei ricordi dei tifosi viola.

Così come il 3-0 del Febbraio 1998, firmato dai “gregari” Firicano, Robbiati e Oliveira. Altro episodio indelebile è quello di una leggenda del calcio come Roby Baggio che si rifiutò di battere un rigore alla sua prima sfida da ex proprio sotto la Curva Fiesole che tanto lo ha amato alla fine degli anni ’80.

Di contro, per la “Vecchia Signora”, quella contro la squadra gigliata è una partita sì importante ma non come per la squadra che fu di Batistuta, Toldo e Rui Costa.

Lo 0-5 del marzo 2012, la vittoria della Coppa UEFA nel 1990 e la recente semifinale di Coppa Italia dell’aprile 2015 restano pesanti macigni per i ragazzi del Collettivo Autonomo.

Chiesa junior e Paulo Sousa: i protagonisti al Franchi

Alla Juventus non è bastata la rete di Higuain

Ieri, nonostante qualche svista di Banti, ha vinto meritatamente la Fiorentina al termine dei quasi cento minuti di battaglia visti al Franchi.

Sanchez terzino è sembrato mostruoso. Olivera ha scavalcato Milic nelle gerarchie di Sousa per la corsia mancina. Bernardeschi, pur non brillando, ha comunque fornito l’assist del vantaggio della Fiorentina. Kalinic è stato gladiatorio, bomber di razza con una garra, come la definiscono gli spagnoli, strepitosa. Borja Valerio da mezzala sta tornando su livelli stratosferici.

Alla fine però le stelle che hanno brillato di più, nella fredda notte di Firenze, sono state quella del talentuoso Federico Chiesa, fresco di rinnovo fino al 2021 e decisivo nell’azione del 2-0. Gol attribuito a Badelj, nonostante il movimento e il possibile tocco decisivo dell’attaccante figlio d’arte.

Quella appena trascorsa sarà ricordata anche come la serata del tecnico viola Sousa, che forse l’anno prossimo vedremo seduto sull’altra panchina.

Infine è stata, e resterà, la magica notte di Giancarlo Antognoni, l’unico e indiscusso numero dieci della Fiorentina, tornato a far parte dell’organigramma viola e presente da dirigente per la prima volta in tribuna autorità.

Miglior debutto nel ruolo non poteva esserci. Perché quella tra Fiorentina e Juventus tra polemiche, gesti tecnici e umani, resta sempre più di una partita.