Global Humanitaria Italia Onlus opera da un anno con il progetto creato apposta
ROMA – La violenza psicologica colpisce ogni giorno milioni di persone ed è quasi sempre la premessa della violenza fisica e del femminicidio. In Italia dall’inizio del 2016 ad oggi si contano 116 casi di omicidi di donne, 1.740 negli ultimi dieci anni. Sebbene la violenza psicologica sia un fenomeno che non riguarda solo le donne, ma anche gli uomini e i bambini, con frequenti episodi di mobbing e bullismo ad esempio, lincidenza e la gravità dei femminicidi è la conseguenza più evidente e diffusa dei casi di violenza psicologica. Sconfiggere questultima sarebbe dunque un primo passo fondamentale per limitare il numero di femminicidi. Per questo Global Humanitaria Italia Onlus ha deciso di avviare il progetto La violenza psicologica uccide. Fermiamola ora! un anno fa, con una rete di sostegno alle vittime che ha messo radici inizialmente nelle regioni di Lombardia, Liguria, Piemonte, Lazio e Campania, con lobiettivo di ampliare col tempo il suo raggio dazione a tutto il territorio nazionale.
Sconfiggere la violenza psicologica, che spesso non lascia segni sul corpo bensì conseguenze distruttive sulla psiche e nello spirito e può essere riconosciuta più difficilmente, è il primo passo fondamentale per evitare la successiva e probabile manifestazione di violenza fisica. Perché questultima implica quasi sempre una forma di violenza psicologica – dice Simona Ingellis, direttore generale di Global Humanitaria Italia Onlus. La violenza psicologica è un crimine, che può e deve essere contrastato prima che sfoci in violenza fisica e omicidio. La più grande difficoltà è riconoscerla, prenderne consapevolezza e portarla alla luce, dato che cè una immensa cifra oscura che non perviene alle statistiche, sia per mancanza di denunce, sia per la non-consapevolezza delle vittime, intaccate nella loro dignità e integrità morale tramite tattiche vessatorie fatte di parole e comportamenti ripetuti.
Il progetto La violenza psicologica uccide
Fermiamola ora!, Global Humanitaria ha messo a disposizione un numero di telefono antiviolenza psicologica (848 808 838), al quale le vittime trovano tutor esperti per lascolto e lorientamento verso specialisti adeguati alla situazione, come psicologi, avvocati e psicoterapeuti. Con queste figure viene attivato un supporto psicologico e/o legale e, in seguito al primo consulto, la vittima concorda una terapia. Lassociazione consente di usufruire di un patrocinio legale gratuito e dellintervento di psicoterapeuti a tariffe calmierate, sostenendo i costi dellassistenza per chi presenta un Isee inferiore ai 12 mila Euro. Oggi Global Humanitaria collabora con più di 30 tra psicologi, psicoterapeuti e psichiatri e oltre 30 avvocati civilisti e penalisti, oltre a centri e strutture assistenziali e sociali.
Il primo anno
Nel primo anno di attività lassociazione ha ricevuto centinaia di telefonate dalle quali sono emersi e stati gestiti 61 casi, escludendo quelli valutati come episodi di tipologia diversa dalla violenza psicologica, o riguardanti persone in regioni non seguite dallassociazione (orientati verso strutture idonee nei territori di competenza). Dei 61 casi, 30 sono ancora attivi e in carico ai tutor della Onlus. Le violenze psicologiche più frequenti e più denunciate sono quelle domestiche e di coppia, nel 67% nellambito di relazioni affettive: circa la metà (49%) avviene in famiglia, il 18% riguarda le relazioni tra fidanzati e altrettanti i casi della cosiddetta violenza assistita, in cui sono coinvolti anche dei minori. La violenza economica, ovvero il controllo diretto delle finanze familiari da parte del carnefice che limita o impedisce alla vittima lindipendenza economica, raggiunge l8%. Il mobbing arriva al 5%.
Per quanto riguarda la localizzazione dei casi e delle denunce, la maggioranza proviene da Lombardia (36%) e Lazio (20%). Segue il Piemonte (18%), e con un distacco significativo la Liguria (7%) e la Campania (5%). Nel primo anno di attività Global Humanitaria ha ricevuto richieste daiuto anche da altre regioni che ha inoltrato a organi competenti: dall’Emilia Romagna (5%), dalle Marche (3%), dalla Toscana (3%), dalla Sardegna (2%) e dal Veneto (2%).
Lassistenza degli specialisti si è manifestata secondo questa ripartizione: il 48% delle vittime ha richiesto un consulto legale, il 43% ha iniziato un percorso di psicoterapia. Solo per il 5% si è reso necessario un doppio intervento, legale e psicologico, il 2% ha avuto bisogno di un semplice confronto telefonico con i tutor.