L’allarme dell’Unicef: «Il mondo apra gli occhi, è un genocidio in piena regola»
ROMA – L’Unicef lancia l’allarme per le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere in Myanmar i Rohingya.
La minoranza etnica di religione islamica è stata definita dall’Onu come una delle più perseguitate al mondo. In migliaia vivono nei campi profughi ed è in corso un esodo di massa dal Myanmar al Bangladesh.
Per l’Unicef «questo esodo del popolo Rohingya è la conseguenza dell’ennesima, ingiusta, persecuzione a danno di una minoranza etnica dimenticata dal mondo».
Dall’inizio del nuovo anno altre 65mila persone sono state costrette a scappare dai propri villaggi a causa delle violenze dell’esercito del Myanmar.
«È davvero inaccettabile che nessuno prenda posizione sugli abusi inflitti a questa popolazione» afferma Andrea Iacomini, Portavoce dell’Unicef Italia.
«I numeri di questo nuovo esodo sono impressionanti. L’83% degli sfollati racconta di essere stato vittima di violenza e tortura e il 60% sono donne e bambini» continua Iacomini.
«Questi bambini arrivano in condizioni di grande bisogno. Il 33% di quelli sotto i 5 anni è gravemente malnutrito. Almeno 20mila necessitano di immediata assistenza umanitaria» spiega.
«Sono bambini estremamente vulnerabili che hanno bisogno di cibo, di assistenza psicologica ma soprattutto di protezione. Basti pensare che il 4% di loro è non accompagnato e rischia di incorrere in matrimoni forzati, nel giro della prostituzione o dello sfruttamento» prosegue Iacomini.
L’Unicef si è impegnato a raggiungere gli sfollati e ha consegnato beni primari come cibo e acqua. L’organizzazione ha anche fornito un supporto psico-sociale e proverà a creare dei centri educativi.
Ma, come afferma Iacomini, «tutto questo non basta a cancellare gli abusi subiti. «Non è possibile che i bambini Rohingya continuino a vivere questo incubo».
«Il mondo deve essere informato di quanto sta accadendo e deve intervenire. Basta sporadici approfondimenti giornalistici. Il caso dei Rohingya come quello di altre popolazioni vittime di persecuzioni è già una tragedia umanitaria per cifre e proporzioni. Un genocidio in piena regola» conclude Iacomini.