Lo denuncia la Coldiretti: nelle Marche la situazione più critica
ROMA – Delle 635 stalle mobili che dovevano essere montate nelle zone del Centro Italia colpite dalla sequenza sismica iniziata il 24 Agosto solo 77 sono state installate.
«Appena il 12%, con la percentuale di realizzazione che però nella Marche scende addirittura allo 0,5%» denuncia la Coldiretti.
L’associazione ha tracciato un bilancio nelle campagne di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, le più colpite dalla sequenza iniziata il 24 Agosto. A Ottobre (26 e 30) e il 18 Gennaio gli altri terremoti di magnitudo superiore a 5 gradi della scala Richter.
Nuove, forti, scosse, che hanno contribuito ad aumentare le esigenze degli allevatori, alle prese con altri crolli di stalle.
«Un inaccettabile ritardo che ha fatto salire a più di mille il conto degli animali morti, feriti e abortiti nelle zone terremotate» spiega la Coldiretti.
«Gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti» aggiunge.
«Ai danni materiali e alla perdita di vite umane si somma dunque una vera e propria strage di bestiame. Solo nelle Marche – denuncia la Coldiretti – si contano seicento mucche e cinquemila pecore al freddo nelle neve. Capi senza ripari, per i ritardi accumulati, aggravati dal maltempo».
Nelle ultime ore sono stati mobilitati diversi trattori per liberare le strade da neve e ghiaccio e raggiungere le stalle isolate da giorni.
«Operazioni faticose rese possibili da una estesa rete di solidarietà degli allevatori italiani. Anche grazie – continua la Coldiretti – alla collaborazione dell’esercito e della Protezione civile».
Sotto il coordinamento di una apposita task force sono state avviate dalla Coldiretti numerose iniziative assieme all’Associazione Italiana Allevatori e ai Consorzi Agrari.
Così è stato possibile consegnare mangiatoie, mangimi, fieno, carrelli per la mungitura, refrigeratori e generatori di corrente. Ma anche roulotte, camper e moduli abitativi.
Per il presidente, Roberto Moncalvo, però «davanti ad un disastro annunciato ci muoveremo per individuare le responsabilità e agire di conseguenza insieme ai nostri allevatori».
In tutto sono circa tremila, secondo la Coldiretti, le aziende agricole e le stalle sepolte dalla neve nelle aree del Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo colpite dal terremoto.
Sono invece centomila gli animali allevati, che alimentano un fiorente indotto agroindustriale. Caseifici, salumifici e frantoi producono specialità famose in tutto il mondo e sostengono il flusso turistico.
Quest’ultimo, tra ristorazione e souvenir, è la linfa vitale per la popolazione.