Aumento Iva, la Cgia avverte: colpirebbe i meno abbienti


Per gli artigiani di Mestre l’aumento dal 22 al 23% metterebbe in difficoltà i nuclei a basso reddito

L’aumento Iva colpirebbe in particolare le famiglie numerose e a basso reddito

ROMA – Il Governo è alle prese con il nodo dell’aumento Iva dopo la richiesta di Bruxelles di ridurre dello 0,2% il rapporto deficit/Pil. Dalla Cgia di Mestre arriva però un avvertimento. La misura, infatti, andrebbe a colpire i meno abbienti.

«Di fronte a una crescita economica ancora molto timida e incerta, l’eventuale aumento Iva condizionerebbe negativamente i consumi interni. E, di conseguenza, tutta l’economia, penalizzando in particolar modo le famiglie meno abbienti» afferma Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia.

Gli artigiani di Mestre si sono domandati chi verrebbe penalizzato maggiormente dall’aumento Iva.

In termini assoluti sarebbero i percettori di redditi più elevati. Questo perché a una maggiore disponibilità economica si accompagna una più elevata capacità di spesa.

Ma la misurazione più corretta, tuttavia, si ottiene calcolando l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva sulla retribuzione netta di un capo famiglia.

Adottando questa metodologia, l’aggravio più pesante interesserebbe i redditi bassi e, a parità di reddito, le famiglie più numerose.

Con un incremento di un punto di Iva dal 22 al 23%, ad esempio, una famiglia di 4 persone subirebbe un aumento di imposta di circa 100 euro all’anno. Tutto ciò, ovviamente, si ripercuoterebbe in modo negativo sui consumi interni, la componente più importante del Pil.

«Con una spesa pubblica annua che include gli interessi pari a 830 miliardi di euro circa, invece di mettere le mani in tasca agli italiani è impensabile ridurla dello 0,4% per recuperare quei 3,4 miliardi di euro che ci sono richiesti da Bruxelles?» aggiunge Zabeo.

«Oltre alle famiglie più povere a essere penalizzate dall’eventuale aumento sarebbero anche gli artigiani, i commercianti e tutto il popolo delle partite Iva» denuncia il Segretario della Cgia, Renato Mason.

«Queste realtà, infatti, vivono quasi esclusivamente di domanda interna – spiega -. Con l’ Iva più pesante, quasi certamente i consumi subirebbero una contrazione importante, danneggiando queste attività economiche che non hanno ancora superato la fase critica di questa crisi».

La Cgia ha elencato anche beni e servizi che subirebbero un aumento di prezzo perché interessati dall’incremento dell’aliquota ordinaria Iva dal 22 al 23%. Ecco la lista.

Principali beni e servizi interessati dall’eventuale aumento Iva

Vino

Abbigliamento

Calzature

Riparazioni di abbigliamento e calzature

Elettrodomestici

Mobili

Articoli di arredamento

Biancheria per la casa

Servizi domestici

Riparazioni di mobili, elettrodomestici e biancheria

Detersivi

Pentole, posate ed altre stoviglie

Tovaglioli e piatti di carta, contenitori di alluminio

Lavanderia e tintoria

Acquisto di auto

Pezzi di ricambio, olio e lubrificanti

Carburanti per veicoli

Manutenzione e riparazioni

Giochi e giocattoli

Radio, televisore, hi-fi e videoregistratore

Computer, macchine da scrivere e calcolatrici

Cancelleria

Riparazioni radio, televisore, computer , ecc.

Prodotti per la cura personale

Barbiere, parrucchiere, istituti di bellezza

Argenteria, gioielleria, bigiotteria e orologi

Borse, valige ed altri effetti personali

Onorari liberi professionisti