ROMA – La La Land è un film per cinefili. Per chi adora il cinema anni ‘50, patinato ed elegante. Per chi non vive senza citazioni – qui ce ne sono tante: da “Cantando sotto la pioggia” a “Un americano a Parigi” dal ballo di Astaire-Rogers a Gene Kelly, fino a “Casablanca” e “West Side Story” – oppure per chi sogna di camminare negli Studios di Hollywood, passando da un set all’altro.
La La Land diretto da Damien Chazelle e candidato a 14 premi Oscar, è cinema allo stato puro, senza tempo. Non si riesce a capire in che epoca siamo – anni ‘50, ‘80, poi spuntano i cellulari, ma anche l’arredamento anni ‘60 – forse perché non ha importanza. L’amore, i sogni da realizzare, le delusioni e poi la crescita non hanno un tempo, sono figli di ogni epoca.
La coppia che regge tutto è formata da Emma Stone e Ryan Gosling: lei è un’aspirante attrice che fa la cameriera, lui un pianista duro e puro che vuole salvare la musica che sta morendo, il jazz, nella città dei sogni, Los Angeles. Si scontrano, s’incontrano, si amano, si sostengono per realizzare le loro aspirazioni, anche a costo di consumare un amore e di alimentare il rimpianto per il passato. Proprio Los Angeles è la terza protagonista del film, in poche altre occasioni è apparsa così bella e caratteristica. Dopotutto L.A. non è New York e questo li cinema glielo fa pesare. Ma non Chazelle, che la dipinge con il cielo viola e una bellezza da cartolina.
La scelta del musical rende originale il racconto della storia, che senza una grande regia sarebbe stata banale. Ma tutto è confezionato alla perfezione: dalla chiassosa e corale scena iniziale con un infinito piano sequenza, alla fine decisamente più intima e solitaria. Insomma, un film d’evasione ma per palati fini.
Chi merita l’Oscar nel film:
I vestiti di Emma Stone
Los Angeles e l’osservatorio Griffith
La fotografia
La regia straordinaria
I due attori che hanno gestito bene l’intero film