Il presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica si rivolge al Governo: a rischio il nuovo Censimento permanente della popolazione
ROMA – Entro la fine del 2017 scadranno i contratti a tempo determinato di 350 ricercatori dell’Istat. Per queasto motivo il presidente dell’Istituto, Giorgio Alleva, ha lanciato un appello a Governo e istituzioni. La richiesta è quella di stabilizzare contrattualmente i ricercatori in scadenza.
«I lavoratori a tempo determinato dell’Istat rappresentano un valore per l’Istituto e una risorsa di qualità per la Pubblica Amministrazione. Si tratta di 350 ricercatori selezionati con cura e attenzione, grazie ad un rigoroso concorso pubblico, per poter realizzare il nuovo Censimento permanente della popolazione, progetto che consentirà notevoli risparmi rispetto al censimento tradizionale» spiega Alleva.
«Questi ricercatori hanno tutti contratti con scadenza alla fine del 2017. Non a caso, anche l’audit condotto a livello europeo circa un anno fa si è chiuso con una forte indicazione ad affrontare una volta per tutte il tema della loro collaborazione, nell’ottica di continuità richiesta dalla natura del censimento permanente» prosegue.
«Un’innovazione epocale da un punto di vista metodologico e organizzativo, la cui sperimentazione si conclude quest’anno e che prevede che le operazioni di campo abbiano inizio nei primi mesi del 2018» sottolinea ancora Alleva.
«Il piano operativo del censimento permanente in corso di elaborazione, che dovrà essere accompagnato da uno specifico procedimento normativo nei prossimi mesi, può basarsi esclusivamente su risorse certe dell’Istituto» aggiunge.
Il rischio è che «senza la stabilizzazione del 20% dei dipendenti dell’Istituto, i più giovani, reclutati e formati per un progetto innovativo, l’Istituto non potrà procedere (o rischia fortemente di non poter procedere) alla realizzazione del Censimento permanente della popolazione».
Un’operazione che prevede un risparmio di almeno 200 milioni di euro rispetto all’edizione precedente e la diffusione di un’informazione annuale anziché decennale.
Per il numero uno dell’Istat è dunque necessaria e urgente l’assunzione dei ricercatori precari in pianta stabile. Assunzioni che non peseranno sulle casse dello Stato, spiega, visto che l’Istituto «si è messo nelle condizioni di poterle autofinanziare».
Alleva confida in una soluzione positiva della vicenda con la conversione del decreto Milleproroghe.
«Siamo, infatti, convinti che le Istituzioni e il Governo abbiano ben chiaro che l’iter per la stabilizzazione del personale dell’Istat con contratto a tempo determinato vada concluso al più presto possibile. Ciò per consentire all’istituto di procedere lungo il percorso d’innovazione che consentirà di aumentare l’offerta pubblica di informazione statistica riducendone i costi» conclude.