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Gruppo Facebook insulta Bebe Vio, Codacons plaude ad apertura indagine

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La campionessa di scherma paralimpica Bebe Vio

L’associazione dei consumatori aveva denunciato il caso alla Procura della Repubblica

Bebe Vio, a 19 anni, è diventata campionessa paralimpica

ROMA – Il gruppo Facebook con irriferibili insulti e minacce alla campionessa paralimpica Bebe Vio, fortunatamente, è stato chiuso. Numerosi utenti di Facebook hanno immediatamente segnalato la pagina attraverso i canali messi a disposizione dal social network.

E anche se in un primo momento gli amministratori del sito avrebbero risposto di rispettare gli standard di Facebook, il colosso del web è intervenuto rimuovendola.

La campionessa di scherma, che la scorsa estate a Rio ha portato l’Italia sul gradino più alto del podio, inizialmente si è detta “amareggiata perché sono anni che do tutta me stessa e lotto per gli altri. Sono delusa perché mi fanno tristezza le persone che usano internet per insultare”.

Poi, ha risposto ironicamente a chi l’ha insultata e minacciata, lanciando assieme al conduttore Alessandro Cattelan la campagna “Dona anche tu un neurone a un hater”. C’è anche un hashtag, .

La vicenda però avrà anche un prosieguo giudiziario. Ora infatti si attende che le indagini della Procura della Repubblica di Venezia facciano il loro corso. Il procuratore capo di Venezia, Adelchi d’ Ippolito, ha aperto un fascicolo per i reati di minaccia grave e istigazione a delinquere.

Tutto è partito da un esposto del Codacons, che appresa la notizia della pagina di insulti e minacce a Bebe Vio si è rivolta alle Procure di Roma e Venezia, alla Polizia Postale e all’Autorità per le comunicazioni.

“Esprimiamo grande soddisfazione per la decisione della Procura, la prima che finalmente in Italia vuole vederci chiaro sugli insulti e le minacce pubblicate sui social network. Ma non basta” afferma il Presidente del Codacons, Carlo Rienzi .

“Chiediamo al procuratore Adelchi d’ Ippolito di estendere l’inchiesta, indagando su quei gruppi nati su Facebook che incitano all’odio e alla violenza, soprattutto verso donne, gay e disabili” aggiunge.

“Gruppi estremamente pericolosi perché possono avere effetti tragici sui più giovani o sulle menti più fragili, e dove addirittura si scambia materiale pedopornografico. Non a caso sembrerebbe che l’autore della pagina contro Bebe Vio sia anche membro e amministratore di uno di questi gruppi Facebook su cui chiediamo ora di indagare” conclude Rienzi.

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