Il commento di Cgia di Mestre, Codacons e Coldiretti sui dati diffusi oggi dall’Istat
ROMA – Seppur leggermente superiore alle previsioni elaborate nella primavera scorsa dal Governo Renzi (+0,7%), il dato definitivo presentato quest’oggi dall’Istat sull’andamento del Pil del 2016 (+0,9%) rimane tra i meno positivi di tutta Europa.
Dei 28 Paesi che compongono l’Ue, l’anno scorso solo la Grecia ha fatto peggio di noi (+0,3%) mentre il dato medio di incremento del Pil in Europa è stato del +1,9%: più del doppio del nostro.
E se la previsione presentata nelle settimane scorse dalla Commissione europea per il 2017 non cambierà (Pil Italia +0,9%), anche la Grecia ci supererà quest’anno (+2,7%) lasciandoci desolatamente all’ultimo posto nella graduatoria dei 28 relativa al livello di crescita.
Per la Cgia di Mestre, “probabilmente è necessario rivedere la rigidità dei parametri di Maastricht che in questi anni di crisi hanno imposto a tutta Europa degli enormi vincoli alla crescita e allo sviluppo, contribuendo, per contro, a peggiorare la situazione dei conti pubblici di ciascun paese membro”.
Il Codacons: “Fallimento delle politiche del Governo”
“L’Italia si conferma il fanalino di coda d’Europa, battuta solo dalla Grecia, unico Paese ad aver fatto peggio del nostro” afferma il Codacons, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat.
“Mentre il Pil della Germania cresce dell’1,9%, quello della Spagna del 3,2% e addirittura l’Irlanda fa segnare il +4,3%, l’Italia raccoglie un misero +0,9%” spiega il presidente Carlo Rienzi.
“La crescita del Paese è del tutto insoddisfacente, ed è evidente che l’economia italiana non riparte. Il Governo ha sballato le sue previsioni iniziali e gli ultimi indicatori economici che vedono fiducia dei consumatori in calo e vendite in stallo, dimostrano il fallimento delle politiche economiche avviate dall’Esecutivo” conclude Rienzi.
Coldiretti: cala solo in agricoltura, deflazione devastante
Un’analisi della Coldiretti evidenzia come l’agricoltura è l’unico settore a fare registrare un calo del valore aggiunto a causa della deflazione che ha avuto effetti devastanti nelle campagne dove i prezzi riconosciuti agli agricoltori sono crollati mediamente del 5,2% nel 2016.
In alcuni casi, come per il grano, non coprono neanche i costi di produzione. I dati Istat dimostrano che l’agricoltura con un -0,7% è il settore che fa registrare il calo più elevato del valore aggiunto nel 2016.
“A pesare – sottolinea la Coldiretti – è stato l’andamento dei prezzi pagati agli agricoltori che si sono ridotti del 3,1% negli allevamenti e del 6,7% per le produzioni vegetali con punte del -11,6% dei prezzi dei cereali nella media annua secondo Ismea”.
“Gli agricoltori nel 2016 hanno dovuto vendere più di tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane ma la situazione non è migliore per le uova, la carne o per alcuni prodotti orticoli” prosegue la Coldiretti.
“Nonostante il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli in campagna sugli scaffali i prezzi dei beni alimentari sono rimasti praticamente stabili nel 2016 anche per effetto delle speculazioni e delle distorsioni di filiera nel passaggio dal campo alla tavola. A incidere è anche il flusso delle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull’origine in etichetta” conclude l’associazione.