Ricostruzione post sisma a rilento, allevatori e agricoltori scendono in piazza


In centinaia alla manifestazione organizzata dalla Coldiretti davanti a Montecitorio: “La burocrazia uccide più del terremoto”

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In piazza a Roma per protestare contro i ritardi nella ricostruzione anche i sindaci dei comuni del cratere sismico

ROMA – La protesta di centinaia di agricoltori e di allevatori delle zone terremotate del Centro Italia ha raggiunto oggi Piazza Montecitorio, a Roma. I ritardi nella ricostruzione hanno spinto a scendere in piazza anche i sindaci dei comuni del cratere sismico.

La manifestazione, organizzata da Coldiretti, per chiedere in primis un’accelerata negli aiuti ai territori colpiti, è servita anche per denunciare inefficienze, incompetenze e furberie post sisma.

“Ho perso gli animali non la dignità”, “Senza agricoltura Arquata muore” o “Meno chiacchiere più stalle”, “A.A.A. Cercasi normalità” si legge su alcuni dei cartelli dei manifestanti. Ma ci sono anche striscioni della Coldiretti “La burocrazia uccide più del terremoto” o “L’Italia migliore merita giustizia” assieme a un “Coraggio Italia”.

In Piazza Montecitorio è stato anche apparecchiato un grande tavolo con i prodotti locali salvati dalle macerie: dalle lenticchie di Castelluccio al ciauscolo, dal pecorino Amatriciano a quello di Farindola.

Coldiretti ha proiettato anche il filmato-denuncia #stalletradite sui gravi ritardi della ricostruzione.

Nel cratere sismico 2,3 miliardi di danni

Nelle aree rurali di Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria colpite dal terremoto terremotate si contano danni diretti ed indiretti per 2,3 miliardi tra strade e infrastrutture, case rurali, stalle, fienili, magazzini.

A pagare il conto dei ritardi nella ricostruzione sono anche stabilimenti di trasformazione, rivendite, macchine agricole, macchinari di lavorazione e animali morti e feriti.

Sotto il profilo economico vanno aggiunte le perdite per il crollo della produzione di latte e delle coltivazioni e per gli effetti negativi sul commercio per la fuga dei turisti e dei residenti.

Sono 25mila le aziende agricole e le stalle nei 131 comuni terremotati con 292mila ettari di terreni agricoli coltivati soprattutto a seminativi e prati e pascoli da imprese per la quasi totalità a gestione familiare (96,5%).

Significativa la presenza di allevamenti con quasi 65 mila bovini, 40mila pecore e oltre 11mila maiali dalle quali si evidenzia anche un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo.

“Il crollo di stalle, fienili, caseifici e la strage di animali hanno limitato l’attività produttiva nelle campagne mentre lo spopolamento ha ridotte le opportunità di mercato” spiega la Coldiretti.

“Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.

I prodotti locali salvati dalle macerie rischiano ora di sparire per il crollo del 90% del mercato locale provocato dalla crisi del turismo e dallo spopolamento dovuto all’esodo forzato ma anche ai ritardi nella costruzione degli alloggi temporanei.

Il crollo delle vendite ha colpito maggiormente i formaggi, dal pecorino alle caciotte, anche in ragione del fatto che nelle zone colpite dal sisma è molto radicata l’attività di allevamento.

L’abbandono forzato delle popolazioni, trasferite sulla costa, e la fuga dei turisti hanno fatto venir meno la clientela, mettendo in grave difficoltà le aziende.

Oltre a non vendere, devono comunque mungere tutti i giorni con la necessità di trasformare il latte o cederlo a qualche caseificio, peraltro in una situazione in cui molte strutture di questo tipo sono inagibili.

In difficoltà anche il settore dei salumi, a partire da quelli pregiati a Denominazione di origine, dove al blocco delle vendite si è accompagnato quello della produzione a causa dell’inagibilità dei laboratori che si trovano nelle zone del cratere. Ma l’assenza di acquirenti sta interessando un po’ tutte le produzioni, compresi farro, lenticchie e altri legumi.

Gli effetti del terremoto, inoltre, si sono sentiti sulle presenze dei 3400 agriturismi complessivamente attivi nelle quatto regioni colpite dove i turisti sono più che dimezzati mentre nel cratere i 444 agriturismi presenti sono praticamente vuoti.

La Coldiretti chiede di incentivare il turismo nelle regioni colpite dal sisma prevedendo la detraibilità delle spese sostenute dai turisti per i soggiorni nelle strutture ricettive agrituristiche che potrebbero essere considerate oneri deducibili a lato della dichiarazione dei redditi.

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Nelle zone terremotate danni diretti ed indiretti per 2,3 miliardi

Le richieste di agricoltori e allevatori delle zone terremotate

Dal 24 Agosto si conta una vera strage con oltre diecimila animali morti, feriti e abortiti nelle aree del terremoto. Agli effetti distruttivi del sisma si è aggiunto il maltempo di gennaio che ha fatto crollare le stalle e costretto gli animali al freddo e al gelo, con decessi, malattie e diffusi casi di aborto.

Dal dossier Coldiretti emerge che oggi quasi 9 animali “sfollati” su 10 (l’85%) non possono essere ospitati nelle stalle provvisorie annunciate e gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore sopravvissuti.

Secondo Coldiretti per salvare aziende agricole e allevamenti occorre recuperare gli inaccettabili ritardi accumulati nella realizzazione delle stalle e dei fienili previsti dai bandi regionali. Nel filmato #stalletradite girato dalla Coldiretti si denuncia anche la scarsa qualità delle stalle mobili. Una vera e propria galleria degli orrori fra teloni strappati alla prima raffica di vento, chiusure rotte o montate male, abbeveratoi sbagliati.

È bastata qualche pioggia – spiega la Coldiretti – per allagare completamente le stalle provvisorie, rendendole delle vere e proprie vasche dove allevare più le trote che le pecore, mentre a qualche altra è franata addirittura la terra sotto. Senza dimenticare i teloni non fissati, per la gioia di animali selvatici praticamente liberi di penetrare nelle strutture. E solo poco decine hanno l’allaccio della luce e dell’acqua e sono funzionanti”.