L’Esaro continua a far parlare di sé, ma sempre per la solita ragione. Possibile che sulla zona di passaggio movimentato nessuno se ne sia accorto?
A Crotone succede anche questo. Con l’acqua dell’Esaro e le scorie dell’ex Montecatini che lavorava metalli pesanti, si fanno gli orti. Ma che fine faranno questi prodotti se lo sono chiesto in tanti: sui banchi del mercato o sulla tavola di chi produce?
Intanto si parla di eutanasia alimentare: ma c’è chi era consapevole?
Si potrebbe elogiare chi si prodiga per fare nascere il prodotto dell’orto fresco. Chi si conferma contadino fai da te e produce eccellenti verdure, che dovrebbero venire al mondo nella terra per il fabbisogno del buongustaio che apprezza senza indugi il prodotto a chilometro zero. Ma vi sono, a volte, delle strane combinazioni. Un contadino che probabilmente la sa lunga. Oppure un metropolitano che vuole fare il furbo.
Parliamo di un piccolo lembo di terra proprio a lato della strada del cavalcavia che porta in uscita-entrata da e per Crotone. Sotto il ponte rifatto, l’Esaro che tanto male fece a questa città nell’alluvione del 1996. Quel luogo definito il giardino, sulla rete viaria pubblica, che mutò il paesaggio qualche secolo addietro. Oggi, appunto, l’Esaro è colmo di veleni che trasporta da vicini profluvi i quali, del resto, continuano a portare scorie di una industrializzazione spietata, tante morti si possono documentare nella città pitagorica: carica di cadmio, zinco, piombo, arsenico… come tutta la zona attorno all’area industriale pitagorica. La causa soprattutto la Montecatini a pochi metri. Una fabbrica ancora attiva negli anni novanta, tanti posti di lavoro in una cittadina che fioriva ma si ricorda solo Pane e Morte!
I veleni nel sottosuolo sono ancora lì. E proprio l’anno scorso hanno portato una sciagura, denunciata da ambientalisti che avevano trovato migliaia di pesci morti sulle sponde dell’Esaro.
Ebbene passando in uscita dalla città pitagorica dal cavalcavia si nota un fazzoletto di terra coltivato. Ordinato e ben squadrato, dove qua e là svetta qualche piantina di frutta ancora giovane. E tanta verdura dai broccoli alle rape, insalate e tanto altro ancora. Pensare che questi ortaggi sono abbeverati da acqua di fogna e, non solo, per ciò che c’è attorno. Talvolta si nota qualche giovane di colore che coltiva, che cura il verde. Ma la domanda nasce spontanea: questi prodotti vanno a collocarsi sui banchi di mercati? Ma che coraggio! se fosse altrimenti, fine al consumo proprio, personale è una propria vera eutanasia?
Un crimine agroalimentare è un reato da verificare e da condannare?
Le pecore, poco lontano, che pascolano a ridosso dell’ex Montedison e Pertusola continuano a brucare l’erba infetta di veleni. Ma sono tutti ciechi e altri sordi. Intanto, i tumori in questa città aumentano.