A Crotone succede anche questo. Con l’acqua dell’Esaro e le scorie dell’ex Montecatini che lavorava metalli pesanti, si fanno gli orti. Ma che fine faranno questi prodotti se lo sono chiesto in tanti: sui banchi del mercato o sulla tavola di chi produce?
Intanto si parla di eutanasia alimentare: ma c’è chi era consapevole?
Si potrebbe elogiare chi si prodiga per fare nascere il prodotto dell’orto fresco. Chi si conferma contadino fai da te e produce eccellenti verdure, che dovrebbero venire al mondo nella terra per il fabbisogno del buongustaio che apprezza senza indugi il prodotto a chilometro zero. Ma vi sono, a volte, delle strane combinazioni. Un contadino che probabilmente la sa lunga. Oppure un metropolitano che vuole fare il furbo.
I veleni nel sottosuolo sono ancora lì. E proprio l’anno scorso hanno portato una sciagura, denunciata da ambientalisti che avevano trovato migliaia di pesci morti sulle sponde dell’Esaro.
Ebbene passando in uscita dalla città pitagorica dal cavalcavia si nota un fazzoletto di terra coltivato. Ordinato e ben squadrato, dove qua e là svetta qualche piantina di frutta ancora giovane. E tanta verdura dai broccoli alle rape, insalate e tanto altro ancora. Pensare che questi ortaggi sono abbeverati da acqua di fogna e, non solo, per ciò che c’è attorno. Talvolta si nota qualche giovane di colore che coltiva, che cura il verde. Ma la domanda nasce spontanea: questi prodotti vanno a collocarsi sui banchi di mercati? Ma che coraggio! se fosse altrimenti, fine al consumo proprio, personale è una propria vera eutanasia?
Un crimine agroalimentare è un reato da verificare e da condannare?
Le pecore, poco lontano, che pascolano a ridosso dell’ex Montedison e Pertusola continuano a brucare l’erba infetta di veleni. Ma sono tutti ciechi e altri sordi. Intanto, i tumori in questa città aumentano.